giovedì 17 marzo 2011

Uranio impoverito, una nuova pista

Dopo la testimonianza dell'ex direttore tecnico del poligono di Perdasdefogu

Sequestro di documenti nell'aeroporto di Decimomannu

PAOLO CARTA
unione sarda


Fotografia allegata all'articolo


S
i cerca una traccia, un documento, un'ulteriore prova del fatto che nel poligono di Perdasdefogu e Quirra siano state sperimentate armi all'uranio impoverito. Ieri il procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, ha disposto il sequestro di tutti gli ordini di servizio degli aerei da combattimento partiti dall'aeroporto militare di Decimomannu per sganciare il loro armamento a Quirra o a Capo Frasca negli ultimi trent'anni.

Nei documenti potrebbe essere registrato anche il tipo di carica in dotazione a mitragliatori e missili.

L'INCHIESTA Il sospetto è che le attività di addestramento militare e sperimentazione bellica abbiano potuto causare quell'inquinamento radioattivo, di emissioni radar o di nanoparticelle di metalli pesanti in grado di far ammalare in un numero superiore alla media i militari e i dipendenti civili del poligono e gli abitanti di Quirra.

URANIO Uno dei clienti del poligono di Quirra, per esempio, era la Hoerlikon Contraves, sospettata di aver preparato munizioni all'uranio impoverito in dotazione agli aerei Usa A 10. Dai documenti sequestrati ieri a Decimomannu, qualche giorno fa negli uffici dello Stato maggiore dell'Aeronautica a Roma e nel Cisam (il Centro militare sperimentale di Pisa) potrebbero emergere ulteriori conferme sull'utilizzo in Sardegna di determinati armamenti.

IL TESTIMONE
Una prima testimonianza gli inquirenti della Squadra Mobile e della Procura di Lanusei l'hanno raccolta nei giorni scorsi da un ex ufficiale in pensione, l'ingegnere Giancarlo Carrusci di Monserrato. Nel suo proposito «di far chiarezza» su quanto è accaduto tra Perdasdefogu e Quirra, l'ex direttore tecnico del poligono ha contattato tv e giornali e ha raccontato nei minimi dettagli quel lancio sperimentale del razzo Kormoran effettuato negli anni 80 dai tedeschi della Messersmith con armamento all'uranio impoverito.


IL LANCIO «Fu l'unico test di quel tipo - racconta Carrusci - di cui io abbia ricordo, ma di quella testata all'uranio impoverito non risulta traccia nei documenti del poligono. Forse perché in quegli anni non si conosceva la pericolosità di quella sostanza». O forse perché chiunque noleggi il poligono (forza armata o industria bellica, non importa) non è soggetto ad alcun controllo dell'attività, è tenuto a rilasciare una semplice autocertificazione.

IL FILMATO
Carrusci ricorda bene quel giorno, ha conservato anche il filmato: «Il missile tedesco sembrava che si stesse dirigendo verso terra, che non dovesse colpire il bersaglio, un vecchio rimorchiatore ormeggiato a largo di Porto Corallo. Fu io a urlare al direttore dell'esercitazione che i radar stavano seguendo alla perfezione la traiettoria, che il Kormoran stava raggiungendo il natante, proprio mentre il collega stava per premere il pulsante dell'autodistruzione. Missione compiuta: se il test fosse andato male, la Messersmith non avrebbe pagato la Difesa».

IL DECLINO
Carrusci ha lavorato a Perdas dal 1977 al 1992: «Ho progettato il sistema radar, ho diretto tutti i lavori, eravamo il poligono d'eccellenza in Europa. Adesso no, i francesi a Bordeaux hanno continuato a investire, l'Italia no. Io penso che un po' in tanti, anche nel Governo e nello Stato maggiore della Difesa, oggi vogliamo chiudere la base di Quirra ormai obsoleta».

INQUINAMENTO
L'ex capitano Carrusci, oggi sessantenne progettista di impianti a energia rinnovabile, è convinto che la base di Perdasdefogu non abbia causato le malattie e le morti denunciate nella zona. «Inquinamento, quello sì. Alcune attività come il brillamento di munizioni o gli spari contro i bersagli corazzati non possono non averne creato negli anni. Ma io ritengo che la zona sia ancora sicura: ci vado a pesca, al mare e a cercare funghi con i miei familiari appena posso».

Ieri la Squadra mobile di Nuoro ha interrogato l'ex senatore leghista Edouard Ballaman. In passato aveva denunciato l'acquisto da parte dell'Itala di munizioni all'uranio impoverito che sarebbero state in parte sparate nelle basi sarde.


Il parlamentare del Pd, Giampiero Scanu, definisce «positivo» l'incontro di ieri: «Il procuratore Fiordalisi va avanti alla ricerca della verità senza tesi precostituite e senza inseguire alcun teorema. Sta svolgendo un lavoro molto serio e approfondito».



TUMORI A QUIRRA , INDAGINE TOP SECRET

Riservato il contenuto dell'audizione del pm Fiordalisi in Senato

Quel che il procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, ha detto ieri ai senatori della commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito resta segreto. Decisione prevedibile, ovvia, necessaria: c'è un'indagine giudiziaria in corso sull'eventuale rapporto tra alta incidenza dei tumori denunciata attorno al poligono di Perdasdefogu e Quirra e le esercitazioni belliche che si svolgono nella base.

I COMMENTI Alla fine dell'audizione, restano i sorrisi e i commenti ufficiosi e ufficiali. Per Giampiero Scanu, parlamentare del Pd eletto in Gallura, «è stata una riunione utilissima. Abbiamo avuto la conferma del rigore delle indagini svolte dal procuratore Fiordalisi, che sta valutando attentamente i fatti e le circostanze senza rincorrere teoremi prestabiliti. L'unico impegno del magistrato è fare emergere la verità dei fatti». Con la visita della Commissione in Sardegna, prevista per il 29 e il 30 marzo, si potrà avere un quadro di insieme più dettagliato. «Suppongo che poi si terrannno diverse audizioni in Prefettura a Cagliari».

L'INDAGINE Evidentemente il pubblico ministero Domenico Fiordalisi ha spiegato nei dettagli ai parlamentari le indagini in corso sul poligono sperimentale del Salto di Quirra.
In due mesi di lavoro a tempo pieno gli uomini della Squadra mobile di Nuoro, diretti da Fabrizio Mustaro, e della Forestale, hanno permesso di individuare bersagli e razzi dimenticati dopo le esercitazioni all'interno dell'area militare in una sorta di discarica, e poi ancora pezzi di razzi utilizzati dai tedeschi negli anni Sessanta e nascosti da chissà chi e da chissà quanto tempo sotto terra.

URANIO Nei depositi di Capo San Lorenzo anche materiale radioattivo (con uranio 238 e trizio) conservato, secondo gli inquirenti, senza tutte le cautele prescritte dalla legge sulla sicurezza dei lavoratori proprio in alcuni magazzini dove si sono ammalati due ex soldati. E anche nello specchio di mare davanti all'isolotto di Quirra in un fondale di pochi metri sono stati trovati ordigni inesplosi e pezzi di razzi.
Il magistrato ha anche raccolto le testimonianze di diversi soldati malati e di un ex ufficiale che ha raccontato il test di un razzo con testata all'uranio impoverito lanciato dai tedeschi nel 1988.

I DOCUMENTI Domenico Fiordalisi sta cercando anche di capire dai documenti del Centro militare sperimentale del Cisam di Pisa, dell'aeroporto di Decimomannu e dello Stato maggiore dell'Aeronautica le procedure per lo smaltimento delle parti dei radar radioattive ormai inservibili e dove veniva registrato il munizionamento degli aerei che si esercitavano in Sardegna.

Quirra, una discarica radioattiva


RAINWES24

Secondo la Procura di Lanusei dal 1970 ad oggi sono state compiute numerose operazioni di distruzione, mediante enormi esplosioni di munizioni di vario genere, probabilmente anche all'uranio impoverito e di armi, nel territorio del poligono.

Alcuni camion senza nemmeno essere scaricati venivano fatti esplodere assieme al loro carico.
Ma vi riproponiamo anche le immagini di distruzioni analoghe effettuate nella ex Jugoslavia che abbiamo trasmesso in una nostra inchiesta del 2002.

Il procuratore di Lanusei, Fiordalisi, ha deciso di sentire anche l'ex deputato della Lega, Edouard Ballaman, che ai nostri microfoni denunciò l'uso dell'uranio impoverito in Sardegna.

Ballaman, nel 2000, presentò una interrogazione parlamentare, all'allora ministro della difesa Mattarella, sul caso di una partita di proiettili all'uranio impoverito acquistata nel 1985 dall'Italia e poi utilizzata dall'esercito in Somalia nel 1993. Ma una parte del munizionamento tornò in Italia e fu sparato, secondo Ballaman, nei poligoni in Sardegna.

Le nostre telecamere sono entrate anche nel bunker dell'Università di Cagliari che custodisce parte del materiale posto sotto sequestro dove abbiamo incontrato, il fisico nucleare Paolo Randaccio, uno dei tecnici incaricati dalla Procura di Lanusei delle analisi.

Numerose anche le testimonianze dei malati e dei parenti delle vittime che vivono nelle zone vicine al poligono.

Quirra
QUIRRA

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