sabato 16 giugno 2012

SARDINYA: Sovranità, opera in Progres; «Ora atti concreti di autodeterminazione»


Esponenti del movimento in molte giunte: «Ora atti concreti di autodeterminazione»


Sovranità, opera in Progres

Indipendentisti alla prova di governo delle realtà locali
Giuseppe Meloni
www.unionesarda.it




Adesso hanno la bicicletta. Gli indipendentisti volevano essere messi alla prova del governo locale: la prima occasione arriva dopo le elezioni amministrative. Specie per quelli di Progres-Progetu Republica, che piazzano alcuni eletti nei Comuni di seconda fascia (nelle grandi città l'appuntamento è ancora rimandato). E ora si candidano a ruoli di responsabilità nelle giunte.


GLI ELETTI
 Non sono grandi exploit, più che altro un'avanzata graduale. Progressiva, verrebbe da dire. Però riguarda un partito che fino a sedici mesi fa neppure esisteva. Due consiglieri eletti a Lanusei, nella lista del nuovo sindaco: uno è il leader di Progres, Salvatore Acampora, l'altro è Nadir Congiu. A Terralba c'è una performance personale clamorosa: Stefano Siddi, con 613 preferenze, è il più votato in assoluto tra i consiglieri eletti nei 62 Comuni che non andranno al ballottaggio. Solo ad Alghero qualcuno ha superato quella soglia, neppure sfiorata invece in centri come Oristano e Selargius: e dire che Terralba non arriva a 10mila elettori.
Nel centro dell'Oristanese, Progres dovrebbe avere addirittura due assessorati su quattro: oltre a Siddi toccherà anche ad Alessandro Murtas, che ha ottenuto 174 preferenze. La buona prestazione degli indipendentisti, nella lista del sindaco Pietro Paolo Piras, è completata dai 63 voti di Federico Putzolu.
C'è il marchio Progres a Oniferi, con Maurizio Caddori e Daniela Daga, mentre in liste civiche sparse qua e là ci sono nomi vicini al partito ma non ancora ufficialmente tesserati. E Frantziscu Sanna è il più votato di “Aristanis noa”, che a Oristano ha riunito le varie anime dell'indipendentismo fermandosi però poco oltre il 4 per cento.


LA RIVOLUZIONE 
È l'esito della svolta di un gruppo accusato, in passato, di essere troppo snob, non volendosi mescolare con altri partiti. Stavolta invece Progres non ha fatto liste in solitario, con propri candidati sindaci, ma ha disseminato i propri esponenti in progetti “civici” capaci di proporsi per amministrare le comunità locali.
In fondo è stata una presa d'atto di una realtà evidente: almeno per ora, l'indipendentismo di testimonianza da solo non vince. Omar Onnis, presidente del partito, la spiega così: «Noi non facciamo politica per il partito, ma per i sardi. Abbiamo scelto, scientemente, di partecipare come cittadini a progetti condivisi a vantaggio delle nostre città e dei nostri paesi».
Onnis parla di «contaminazione», ed è chiaro che contaminarsi comporta anche qualche problema. Per esempio le critiche per le intese con i partiti «italiani». «È proprio perché non crediamo all'indipendentismo settario», riflette il presidente di Progres: «Per cambiare la Sardegna bisogna partire dalle realtà locali. Vogliamo costruire pratiche di sovranità reale, per dimostrare che l'indipendentismo è in grado di assumersi responsabilità di governo e per creare la nuova classe dirigente che dovrà farsene carico».


LE PROPOSTE 
Aver partecipato «da cittadini» alle liste civiche non vuol dire, spiegano dal partito, che non si siano sviluppate linee comuni. «Tutti i candidati - precisa il segretario Acampora - hanno nei programmi gli incentivi per i prodotti a chilometri zero, a partire dalle mense scolastiche, in una filiera corta dell'agroalimentare; e poi l'esaltazione delle risorse storico-culturali dei territori, il turismo sostenibile, il plurilinguismo. Ora gli eletti, come primo atto concreto, proporranno il ritiro delle deleghe a Equitalia per il recupero dei crediti», altro impegno enunciato in campagna elettorale.
Ci sarà comunque un confronto continuo col partito tramite l'Istituzione nazionale sarda, cioè l'assemblea degli eletti di Progres. Che si affianca, nella non semplice articolazione interna, all'assemblea degli attivisti: questi ultimi sono 157 e a loro volta si distinguono dai circa 200 sostenitori perché hanno superato il percorso formativo che dà diritto a pagare i ben 60 euro dell'iscrizione («un modo per evitare che qualcuno compri pacchetti di tessere», spiega Acampora).
Regole bizzarre? Può darsi, ma Progres è un esperimento molto originale, quasi una democrazia diretta interna. Un po' la trasposizione politica dell'opera prima di un romanziere americano, Joshua Ferris, “E poi siamo arrivati alla fine”: scritta tutta alla prima persona plurale, con un “noi narrante” anziché un “io”. Anche Progres punta sul collettivo, in rifiuto del leaderismo: scommessa non facile da vincere, nel terzo millennio, e forse ancora più complicata da gestire dopo i successi elettorali. Ma hanno fortemente voluto la bicicletta, e sanno di dover pedalare assai.

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