domenica 18 agosto 2013

MICHELA MURGIA VA ALLA GUERRA....


... nell'articolo , Michela Murgia parla a tutto campo, espone la sua maestria nel dare risposte chiare e consone al dibattito sulle elezioni prossime venture in Sardinya, da risposte da persona che ha le giuste competenze e conoscenze, sia sul territorio che sulla politica che ivi è svolta, ha idee chiare anche sui vari puscher italioti traditori delle istanze del popolo sardo; 

è consapevole della situazione politica dei vari movimenti indipendentisti, e sulla fatica che  hanno nel far collimare idee su un progetto comune, difficoltà spesso dettate da visioni ideologiche o economiche e sociali, diverse espressioni di eredità insite in ogni movimento, gruppo o soggettività, indipendentista sarda; 

questa differenza nei metodi e nelle idee si esprimono come un ribolloio simile ad  una pentola a pressione che sbuffa in continuazione finchè non è pronta all'eruzione, così è l'indipendentismo sardo... 

una moltitudine di soggetti ed un turbinare di idee che si incontrano e scontrano a tal punto che hanno difficoltà nell'associarsi assieme,  proprio perché spesso troppo lontani nelle loro visioni dall'altra da riflettere quasi posizioni  manichee , che dimostrano la nullità di certe affermazioni superficiali che non possono essere è l'idea che ci rappresenta , perciò  l'espressione non consona della supremazia di un unico leader di partito: quello fascista, non può assolutamente rappresentarci... 

Michela per questo, motivo suddetto, deve stare attenta all'uso delle parole poiché esse pesano come macigni, e, proprio per non inciampare sulla via di Damasco, suggeriamo di essere più flessibile,  empatica, e attenta all'uso della "spada" linguistica,  nei confronti dei fratelli indipendentisti.

Sa Defenza






Michela Murgia va alla guerra: «Pd e Pdl sono nemici dei sardi»


di GIORGIO PISANO
www.unionesarda.it/

Un merito bisogna riconoscerglielo: ha dato del vecchio bavoso a Bruno Vespa in diretta televisiva. Non bastasse, ha depenalizzato l'età anagrafica dividendo gli uomini in smaterassabili e non, indipendentemente dall'età. Si è presa, insomma, molte soddisfazioni utilizzando al meglio il suo ruolo pubblico: scrittrice di successo. Grande successo, visto che figura tra le prime dieci firme italiane. Adesso punta a diventare presidente della Regione. Quarantun anni, cabrarese, figlia di un bigliettaio dell'Arst, Michela Murgia riesce a pronunciare giudizi al vetriolo senza salire mai di tono e incorniciandoli sempre da un bellissimo sorriso. Qualche cattiveria sul suo conto circola ma ha la capacità di neutralizzarla con la forza di chi non ha scheletri da nascondere. Matricola della politica, è la novità delle elezioni regionali 2014.
L'ha capita la differenza tra sovranisti e indipendentisti?«Non ho capito cosa voglia dire sovranismo: è un oggetto politico non identificato, è la sigaretta elettronica del sardismo, un paravento di parole».
Perché l'ha fatto?«Perché appartengo ad una generazione cresciuta nel mito della sistemazione, del raggiungimento di piccoli obiettivi e quando credi d'esserti sistemato ti accorgi che in realtà non c'è nulla a posto».
Controindicazioni?«Sono abituata ad essere esposta all'esame dell'opinione pubblica. Ho messo in conto di poter risultare anche antipatica».
Che lista è la sua: destra, sinistra o cosa?«È una lista di sardi radunati intorno a un progetto: abbiamo intenzione di dare vita a cose che non ha fatto la destra e nemmeno la sinistra. Pd e Pdl sono stati avversari degli interessi dei sardi. Sul caso-Quirra hanno addirittura presentato ordini del giorno che parevano in fotocopia».
Quindi voi giocate nel ruolo di libero.«Sì, ma un libero aperto. Sono loro che hanno problemi di vincoli. Pd e Pdl hanno fatto emergere un elettorato che è stanco dei loro sistemi. Un elettorato di stanchezza e di rabbia».
I Cinque Stelle.«Di questo parlavo. L'importante è che stanchezza e rabbia diano poi vita ad un progetto concreto. Nei confronti dei 5 Stelle siamo aperti a ipotesi comuni».
Correrete da soli?«Avremo una coalizione di più liste. Le stiamo costruendo».
Nel centrosinistra gravitano già Psd'Az e Partito dei sardi.«Il Psd'Az non mi stupisce: abbiamo fatto l'abitudine al salto della quaglia dei sardisti. Tant'è che non sono del tutto sicura che resteranno nel centrosinistra. Per quanto riguarda il Partito dei sardi, resto invece interdetta: l'autodeterminazione non può passare attraverso le decisioni delle segreterie romane».
Ha scelto di candidarsi perché, qui e subito, bisogna sporcarsi le mani?«Ci si sporca di più a stare a guardare. C'è maggiore responsabilità in chi si limita a lamentarsi, a dire che fanno tutti schifo, eccetera eccetera».
Franciscu Sedda, padre fondatore di Progres, vi ha mollato.«Ha fatto altre scelte. Franciscu è un uomo che ho stimato...»
...passato prossimo.«Difatti ho detto che ho stimato. Non riesco a capire il calcolo che ci sia dietro questa scelta. Cioè non capisco perché il Partito dei sardi. Eppoi, anche la compagnia mi sembra scelta male. Paolo Maninchedda è un indeciso a tempo pieno: ieri democristiano, poi con Soru, poi sardista e ora con Sedda».
Veleni: Murgia è entrata in politica per assicurarsi un futuro che i romanzi non danno.«Se c'è qualcuno che in Sardegna ha questo dubbio, nella mia casa editrice pensano, al contrario, che io sia scema perché ho deciso di fare politica anziché sfornare un libro l'anno».
Luoghi comuni: lei crede sul serio che i sardi non siano imprenditori per colpa di un infame destino?«Credo, più semplicemente, che non siamo peggiori di altri. Basta metterci alla prova. Bisogna apparire sull'Economist per essere considerati buoni imprenditori?»
Un imprenditore sardo di qualità?«Daniela Ducato. Straordinaria: ha messo insieme 250 aziende che producono materiali particolari per l'edilizia. Ha immaginato un'economia che partisse da qui, utilizzato risorse che sempre qui erano considerate di scarto».
Arcipelago indipendentista: dodici sigle.«Considero un po' fascista questa ossessione dell'unità degli indipendentisti, del partito unico. L'autodeterminazione della Sardegna merita una molteplicità di sguardi e di approcci. Le differenze sono una ricchezza. Non capisco dunque perché agli indipendentisti si chieda fronte comune, magari come quello che a livello nazionale hanno fatto Pd e Pdl».
Veleni bis: dietro i vari movimenti indipendentisti ci sono vanità private di aspiranti leader.«Non sono d'accordo. In Progres abbiamo avuto una scissione durissima tre anni fa proprio per democratizzare il partito, per liberarci dai verticismi personali».
All'indipendenza come volete arrivare, con una delibera regionale?«L'indipendenza è un percorso lungo. Tanto per cominciare, iniziamo a porre le pietre miliari. È importante che uno di noi diventi presidente perché chi crede nell'indipendenza si muoverebbe su questa rotta anche nelle scelte quotidiane, quelle di ordinaria amministrazione».
Dev'esserci una rivoluzione culturale insomma?«Certo. All'indipendenza i sardi arriveranno quando crederanno sia il momento giusto. Nel frattempo però è giusto che assaggino un po' di libertà, quella che non gli hanno dato Pd e Pdl».
Dicono abbia già una giunta in tasca.«L'avrò a breve. A metà autunno faremo i nomi degli assessori e allora si scoprirà che non puntiamo ad un uomo solo al comando per attraversare il mar Rosso. Sarà una squadra a guidare questo cammino».
La Sardegna vive di Stato e voi volete staccarla dall'Italia.«Vive di Stato è un'espressione opinabile, mi pare che le pensioni siano pagate con i contributi versati dai lavoratori sardi. Quest'idea che la Sardegna prenda la paghetta dallo Stato è falsa: non ci vengono restituite neppure le entrate che ci spettano per Statuto. La Sardegna non è povera ma impoverita».
Il complottismo è una malattia infantile della politica sarda?«In realtà appartiene alla manìa da retroscenismo che ha solo la stampa italiana».
Invidia il dono dell'ubiquità dell'onorevole Mauro Pili?«Politicamente non ho stima di Pili. Ma se l'accusa è quella di esserci dove c'è un bisogno, avercene di Mauro Pili».
Cosa salva, cosa boccia della Sardegna d'oggi?«Possiamo riscrivere la nostra storia puntando su istruzione, agri-cultura e nuove tecnologie. Questa non è una terra dove non si può fare industria pesante: andare e tornare dalla penisola ci costa troppo. Ammiro la tenacia di tanti, detesto il senso di resa di altri».
La giunta regionale: valutazione.«Dobbiamo andarne fieri, sarà un esempio di come non si deve amministrare. È una sintesi di interessi privati all'ennesima potenza, incapacità e cedimenti a decisioni eterodirette. Burattinismo».
Opposizione?«Sarà studiata anche l'opposizione. Quando Cappellacci dice che non s'è accorto d'averla in Aula, ha ragione. Fatta esclusione di alcune voci libere, come quella di Claudia Zuncheddu, tutti allineati e coperti».
A proposito di Cappellacci: dice che la Regione ha bisogno di competenza, non di scrittori.«Mi sento più utile a fare in modo che lui, o altri come lui, non governino più la nostra terra. In questo momento è più importante occuparsi del futuro della Sardegna che scrivere l'ennesimo romanzo. C'è tanta gente che scrive, serve altro adesso».
pisano@unionesarda.it

segue dibattito:


A PROPOSITO DELL'INTERVISTA DI MICHELA MURGIA SULL'UNIONE SARDA

Anghelu Marras

Alla domanda del giornalista sulle 12 sigle dell'arcipelago indipendentista, la Murgia risponde:

"Considero un po fascista questa ossessione dell'unità degli indipendentisti, del partito unico. L'autodeterminazione della Sardegna merita una molteplicità di sguardi e di approcci. Le differenze sono una ricchezza. Non capisco perché dunque agli indipendentisti si chieda fronte comune, magari come quello che a livello nazionale hanno fatto Pd e Pdl": (Intervista a Michela Murgia, Unione Sarda, 17 Agosto 2013).

Michè, l'essere considerata una "buona penna" non ti autorizza a strafare con la tua nota padronanza del linguaggio, ne a giocare con le parole. Non siamo mica dentro un romanzo. No? Infatti, nell'intervista, finisci con l'essere ambigua e a non riesci a dire concretamente quello che probabilmente, pensi nel tuo intimo e nella tua strategia politica. Questo pensiero (aldilà e aldisopra dell' intervista) appare come "un colpo al cerchio e un colpo alla botte" verso gli indipendentisti e verso i tuoi "avversari" naturali. Da un lato verso il Pd e Pdl, che auspicano il confronto per grandi coalizioni e dall'altro verso coloro (mi annovero anch'io in questa seconda schiera) che auspica l'unità del Movimento indipendentista. INSOMMA QUANDO PARLI DI INDIPENDENTISTI NON SEI AUTORIZZATA AD ABUSARE DI UN TERMINE COSI' PESANTE COME "FASCISTA"-

Poi, "fascista" che cosa significa nel tuo immaginario e che cosa "ci azzecca" con gli indipendentisti? Intendevi dire, forse, che il processo di aggregazione dei partiti nella "riforma" del bipolarismo lo consideri un processo autoritario, anzi fascista? Cioè che gli ignobili figuri che hanno dato vita alla seconda repubblica sono dei fascisti? IN QUESTO CASO SAREI D'ACCORDO CON TE. Ma che cosa c'entrano gli indipendentisti che pure vanno strenuamente cercando una convergenza su tot punti di un programma di trasformazione delle relazioni politiche ed economiche nella e della Sardegna?

Credo che questo aspetto tu lo debba chiarire ulteriormente e pubblicamente.

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