lunedì 20 gennaio 2014

IN PERICOLO IL MEDITERRANEO, SIRYA: ARMI CHIMICHE TRATTATE CON IDROLISI E INABISSATE NEL MEDITERRANEO.. ADDIO alla FLORA E alla FAUNA MARINA.. e l'uomo?

IN PERICOLO IL MEDITERRANEO, SIRYA: ARMI CHIMICHE TRATTATE CON IDROLISI E INABISSATE NEL MEDITERRANEO.. ADDIO alla FLORA E alla FAUNA  MARINA..e l'uomo?
Vàturu Erriu Onnis Sayli 

Negli anni della guerra fredda , il potenziale bellico chimico  veniva chiamato l'atomica dei "poveri" per il solo fatto che la produzione e lo stoccaggio d'esse non abbisognavano di conoscenze profonde di tecnologie e Know-how di interesse altamente specifico e limitato nelle nazioni.

L'atomica dei poveri necessita di fabbriche di produzione abbastanza "semplici" in confronto al nucleare, sia per i costi accessibili alla loro costruzione e manutenzione che per le conoscenza scientifiche necessarie, cosa ben diversa per quanto concerne  le centrali nucleari e le così dette  centrifughe per l'arricchimento dell'uranio che oltre ad essere molto costose ,che richiedevano una tecnologia avanzata ed un know-how specifico, oltre a tecnici preparati. Vi rammento che spesso i paesi in via di sviluppo così chiamati negli anni passati, si avvalevano in queste tecnologie, di personale tecnico direttamente dalle potenze nucleari note, USA, Russia; Francia ; GranBretagna, ecc.

Il business legato agli armamenti chimici che si diffuse negli anni della guerra fredda fu di grande portata.

La pericolosità di dette armi,  è che nella loro semplicità produttiva  e di stoccaggio, potessero cadere in mano a gruppi organizzati di terroristi, com'è accaduto in Sirya, le morti provocate, per mano dei ribelli/mercenari al soldo dei Saud, con i gas hanno mietuto centinaia di persone tra cui decine di bambini:

Il sito web di cultura e politica islamica Islamic Invitation Turkey sostiene che numerosi video siano stati caricati con un giorno di anticipo rispetto alla notizia dell’utilizzo di armi chimiche vicino a Damasco. Questa mostrerebbe che i terroristi hanno massacrato le persone per poi registrare i fatti ed imbrogliare il mondo. Ma ecco l’errore: i terroristi hanno caricato i video dei propri crimini commessi ad East Ghouta, Damasco, il 20 di agosto del 2013 per poi accusare dell’attacco il governo siriano nelle prime ore del 21 agosto. Questo stando al sito web IIT. sadefenza

Indovinate chi ha rifornito i ribelli in Siria di armi chimiche?
Secondo il corrispondente di Associated Press Dale Gavlak, sono stati Sauditi …:
 I ribelli siriani nel sobborgo di Damasco di Ghouta hanno ammesso col corrispondente di Associated Press Dale Gavlak, di essere responsabili per l'incidente delle armi chimiche della scorsa settimana, quello per il quale le potenze occidentali hanno accusato le forze di Bashar al-Assad, rivelando che le vittime sono state il risultato di un incidente causato dai ribelli trattando in malo modo le armi chimiche fornite loro dall'Arabia Saudita.
"Dalle numerose interviste a medici, residenti a Ghouta, combattenti ribelli e loro famiglie .... molti credono che alcuni ribelli hanno ricevuto delle armi chimiche tramite il capo dell'intelligence saudita, il principe Bandar bin Sultan, e sono stati responsabili dell'attacco col gas ( mortale ) " scrive Gavlak. sadefenza
CI CHIEDIAMO QUALI SONO GLI EFFETTI ECONOMICI DI UNA GUERRA STUDIATA A TAVOLINO, COME QUELLA SIRIANA? 
Secondo uno studio del Syrian Centre for Policy Research (struttura accademica sicuramente non filo-Assad) l’economia siriana è stata in netta ascesa fino ai primi mesi del 2011. Nell’ultimo decennio il PIL registrava un incremento medio annuo del 4,45% ma già all’inizio del 2012, grazie all’instabilità causata dai ribelli/terroristi, c’è una contrazione dell’81% ed il tasso di disoccupazione pre-crisi del 10,6% sale al 35%. Potremmo parlare a lungo anche dei danni “umani” che le sanzioni stanno arrecando alla popolazione civile. Basterebbe ricordareFarrida, una bambina ferita la scorsa primavera con dodici schegge di granata nel cervello e che non è potuta essere sottoposta a radiografie e alla rimozione delle schegge per via della mancanza di corrente nell’ospedale di Aleppo. .osservatorioglobale.
Dopo il business nella vendita , oggi abbiamo quello per lo smaltimento: 
il nome dei Paesi che si sarebbero occupati del trasporto marittimo dalla Siria all'imbarcazione Usa era ancora incerto, venerdì l'agenzia di stampa Reuters riporta che tra le nazioni che si sono offerte spiccano Danimarca e Norvegia. Ad annunciarlo sono stai i rispettivi ministri degli Esteri (il norvegese Borg Brende e il danese Rasmus Helveg) con una dichiarazione congiunta: "stiamo programmando una comune operazione navale per assicurare il trasporto dell'arsenale chimico dalla Siria" si legge nella nota, dove aggiungono come "la rimozione di queste feroci armi dal Paese è un compito fondamentale della Comunità Internazionale". http://it.ibtimes.com 
Esperti dell'Onu al lavoro in Siria

Lo smaltimento, come per altre produzioni pericolose, richiede capacità e conoscenze oltre a ad avere specifiche infrastrutture per lo smaltimento, che il prof Gidarakos individua nelle infrastrutture di nazioni dotate per questo tipo  di operazioni:
Solitamente le sostanze chimiche vengono distrutte tramite combustione in aree specifiche dotate di opportune infrastrutture. Queste aree esistono da tempo e svolgono questo tipo di operazioni negli Stati Uniti, in Germania, Francia, Russia, Cina ed altri paesi da molti anni. In questo caso però, trattandosi di un problema politico, nessuno vuole assumersi la responsabilità. Così ricorrono al metodo di idrolisi in mare aperto, nonostante, per ammissione indiretta degli americani stessi, questo metodo sia particolarmente pericoloso: infatti, il mare Mediterraneo è stato scelto proprio perché chiuso. Negli oceani la contaminazione ci sarebbe stata lo stesso, ma la dissoluzione delle sostanze sarebbe stata agevolata dalla più grande quantità d'acqua. In un mare aperto però la possibilità di onde marine di grande altezza e quindi di incidenti è sostanzialmente maggiore.
 Il luogo scelto per questa operazione di idrolisi è nel triangolo del mediterraneo che si estende a sud del mar Jonio triangolandolo con Malta e isole Greche, quali i pericoli?
Il professor Gidarakos sostiene che l'idrolisi di tutto questo quantitativo pericoloso produrrà una terza componente tossica che sarà formata direttamente nelle acque marine. Perché l'idrolisi non è più un processo relativamente sicuro come nel passato (p. es. durante la neutralizzazione delle armi chimiche della 2a Guerra Mondiale al largo del Giappone) in quanto oggi l'idrolisi produce anche degli scarti in forma liquida, cosa che non succedeva nel passato. Aggiunge inoltre che si sarebbe aspettato un comportamento più responsabile da parte dell'Organizzazione per il Divieto delle Armi Chimiche, un'organizzazione direttamente coinvolta in questa faccenda, che pochi mesi fa aveva fortemente sconsigliato la neutralizzazione di tali sostanze in alto mare.
 Cosa comporta per il Mediterraneo e il ciclo alimentare una scelta così pericolosa di idrolisi nel mare?
Una “bomba” tossica, estremamente pericolosa per l'ambiente, minaccia la salute pubblica e l'economia dei paesi del Mediterraneo centrale, ma anche tutto il mare Mediterraneo, inteso come un mare chiuso e già seriamente contaminato.
L'arsenale chimico della Siria inizialmente era destinato a essere neutralizzato in Albania ma, dopo le forti proteste pubbliche in quel paese e nonostante i generosi benefici contributivi offerti dagli americani, il governo è stato costretto a declinare “l'offerta”, e così questo arsenale sarà distrutto nella zona di mare ad ovest di Creta, con la connivenza delle autorità greche, italiane e maltesi.
L'allarme è dato dagli scienziati di Democritos (Centro Nazionale di Ricerca Scientifica) di Atene e del Politecnico di Creta, che parlano di “completa distruzione dell'ecosistema e del turismo”. 

Qual'è il rischio per le popolazioni ivi residenti? 
Un gravissimo rischio, parla il professor Evangelos Gidarakos del Politecnico di Creta, che ha lanciato l'allarme alle autorità greche, le quali appaiono in disparte in questo processo. 
"Queste sostanze chimiche sono miscele di sostanze pericolose e tossiche, che non sono in grado di essere inattivate in modo da non causare danni agli organismi viventi solo con questo metodo", sottolinea. “Questa zona tra l'Adriatico e il Mediterraneo era diventata 'un cimitero di prodotti chimici' dalla mafia italiana, che aveva immerso in un periodo di 20 anni circa 30 navi cariche di vari tipi di sostanze e rifiuti chimici, come è stato rivelato in questi ultimi anni”.Secondo annunci ufficiali, le armi chimiche, dopo essere trasportate dalla Siria, saranno caricate in Italia nel recipiente di titanio della nave americana Cape Ray e saranno distrutte col processo di idrolisi in acque internazionali tra l'Italia e la Grecia, nel tratto di mare tra Malta - Libia - Creta. La procedura per la distruzione dell'arsenale chimico della Siria dovrebbe durare circa tre mesi. Non vengono forniti ulteriori dettagli.
Il professor Gidarakos però ha molti dubbi. “L'armamento chimico della Siria consiste di due parti”, dice. “Esistono 1.250 tonnellate di armamenti 'principali' come i gas sarin e i gas mostarda ed altre 1.230 tonnellate di sostanze precursori che sono utilizzate per la fabbricazione delle armi vere e proprie. Queste sostanze, principalmente composti chimici di cloro e fluoro, sono di per sé altamente velenose e tossiche. E poi esiste una gamma di altre sostanze acquistate dalla Siria dopo l'embargo per cui sono sia di provenienza sia di natura ignota. Anche prendendo per buone le 1.500 tonnellate ufficialmente dichiarate, non credo che tutto possa essere concluso in soli tre mesi. Ci vorrà probabilmente il triplo di questo tempo, sempre che non succedano degli spiacevoli imprevisti”.
“Tutta questa storia ricorda molto un'operazione militare ed ha poco di scientifico”, conclude.Intanto qui cominciano a circolare le varie “voci”. C'è persino chi parla della reale possibilità di condizioni che "non permetteranno a chiunque di nuotare" nelle spiagge di Creta per (almeno) i prossimi 5 anni. Catastrofisti, certo. E il primo che ci rimette, oltre al turismo, è il morale del già martoriato popolo greco. Ma, pensandoci bene, chi gli può garantire il contrario? Un corrispondente volontario dalla Grecia. comedonchisciotte


Fonti http://www.haniotika-nea.gr/anastatosi-gia-ta-chimika/http://www.koutipandoras.gr/article/103763/sos-sti-thalassa-tis-kritis-tha-rixoyn-ta-himika-opla-tis-syriashttp://www.efsyn.gr/?p=164848http://www.efsyn.gr/?p=164847http://www.youtube.com/watch?v=YkY7sXu9qtE (intervista del professor Gidarakos)

Nessun commento:

► Potrebbe interessare anche: