venerdì 12 agosto 2011

I GESTORI E I CONTROLLORI RESPINGONO LA TRAGICA STORIA DEL NUCLEARE GIAPPONESE








DI LUCAS WHITEFIELD HIXSON


http://en.m4.cn/archives/19904.html

Procedure insicure, fughe di radioattività, ecco perché si anima il dibattito sul futuro nucleare del Giappone

L’industria nucleare giapponese si fida sin troppo dell'opinione pubblica che in fondo non è ben informata di quello che sta facendo, oppure è troppo indaffarata per impedire che il pubblico si ricordi della sua storia controversa?

L’11 marzo del 2011 è stata dichiarata la prima emergenza nucleare in Giappone dopo il disastro alla centrale nucleare di Fukushima. Gli eventi verificatisi in serie nelle centrali nucleari giapponesi non sono certo episodi isolati, e neppure la questione della sicurezza e dei controlli è cosa nuova.

Il Giappone ha importato il suo primo impianto nucleare commerciale dal Regno Unito nel 1966, e ha completato il primo reattore proprio nel 1970. Anche se alcuni lodano il Giappone per la sua "buona reputazione " sulla pubblica sicurezza, l’industria nucleare in Giappone è stata sinora un barometro di disgrazie per la nazione giapponese.

Gli aspetti fondamentali del programma nucleare del Giappone rimangono dopo quarant’anni ancora nascosti da sotterfugi. In questi decenni, gli incidenti nucleari hanno avuto un impatto irrilevante sulle politiche del governo, mentre i disastri sull’isola hanno continuato ad aumentare per dimensione e pericoli portati alla salute pubblica.

Mentre da un lato si dichiara ai quattro venti che fino a quando i controlli saranno adeguati l’energia nucleare è sicura, pulita e incredibilmente potente, le strutture e i controllori hanno sempre schivato la responsabilità di eseguirli, persino quella di effettuare controlli di routine.

Se i cittadini giapponesi stanno assistendo al riemergere di un comportamento fitto di dinieghi, di insabbiamenti e di collusione burocratica tra l’industria e il governo, ciò dovrebbe chiarire le idee dell’opinione pubblica sul pericolo portato dal programma nucleare giapponese.

Sono stati pubblicati molti articoli e libri sulla scoperta della corruzione, della collusione e degli insabbiamenti da parte dei funzionari e degli operatori degli impianti negli anni ’80 e ’90. Alcuni hanno dato notizia di un numero di incidenti e di malfunzionamenti ai reattori o difetti alle strutture nucleari giapponesi. Non solo gli operatori erano a conoscenza dl problema, ma anche i dati forniti furono scrutinati, e si trattava solo della punta dell’iceberg nucleare.

Tra gli incidenti figurano quello di Tokaimura, l’esplosione di vapore a Mihama, le conseguenze del terremoto nel mare al largo di Chūetsu e gli insabbiamenti dopo gli incidenti al reattore di Monju, solo per nominarne alcuni. La costruzione di nuovi impianti è incrementata durante gli anni ’80 e ’90, ma alla meta degli anni ’90 il programma nucleare giapponese era piagato da una serie di scandali che sono stati sempre nascosti nel decennio successivo.

Le lamentele non vengono prese in considerazione

Nel 1999 dopo una serie di piccoli incidenti nucleari in Giappone, un cittadino del posto riferì ai giornalisti: "Siamo davvero preoccupati, spero che introdurranno un sistema dove le informazioni vengano rese pubbliche e noi, i residenti, potremmo vivere senza preoccupazioni."

Dopo lo scandalo di Tokaimura un sondaggio di un quotidiano mostrò che il 74% delle persone era cauto nei confronti dello sviluppo dell’energia nucleare in Giappone, ma al tempo stesso il governo affermò di essere sempre impegnato nell’energia nucleare.

In questo momento alcuni sondaggi indicano che più dell’80% dei giapponesi sono contro il nucleare e non si fidano delle informazione del governo sulle radiazioni.

Nella società giapponese e in quella di altri popoli, c’è la preoccupazione che una volta che molti cittadini perderanno fiducia nella sicurezza del nucleare, non potrebbe più venire ripristinata. Il governo giapponese e le agenzie di controllo hanno appena iniziato a ricostruire quella fiducia, ma la tendenza a calmare la dialettica del pubblico è ancora perfettamente al suo posto.

Il budget dell’energia nucleare si è rapidamente ingigantito dalla sua nascita

Il programma nucleare giapponese nacque nel 1954, quando il Giappone destinò 230 milioni di yen per l’energia nucleare. Fino al 2008 i ministeri giapponesi e le agenzie hanno sempre richiesto un aumento del budget che ha sorpassato i 490 miliardi di yen, nello sforzo di spingere il programma nucleare giapponese a livelli senza precedenti nella storia umana.

Al contrario, Bank of America Merrill Lynch (BAML) ha riportato che le richieste di risarcimento a TEPCO potrebbero ammontare da 122,5 ai 134,8 miliardi di dollari nei prossimi due anni.

La battaglia per recuperare il sostegno della gente

Di recente, il Primo Ministro giapponese Kan ha fatto un commento su un futuro libero del sistema energetico giapponese libero dall’energia nucleare. L’affermazione del Primo Ministro è stata prontamente chiarita da altri funzionari che sono stati rapidi nell’evidenziare che non ci sono progetti immediati per cessare l’energia nucleare in Giappone, e che le restrizioni verranno poste in essere per un periodo di tempo limitato.

Dopo l’incidente di Tokaimura, il governo giapponese ha dovuto far fronte alle critiche internazionali per come ha gestito il disastro. Nel 1999 l’ex Primo Ministro giapponese, Keizo Obuchi, (in carica dal 30 luglio 1998 al 5 aprile 2000) promise di intensificare i controlli sulle strutture nucleari del paese dopo un incidente a un impianto di riprocessamento del combustibile provocato da un’infrazione al protocollo di sicurezza. Poi disse: "Trovare misure preventive è il modo per recuperare la fiducia del pubblico per l’energia nucleare”.

Il governo di Ibaraki ordinò a JCO di sospendere tutte le attività di riprocessamento dell’uranio fino a che la sicurezza dell’impianto non fosse stata garantita. Molti esperti all’epoca avrebbero considerato le autorità di allora non informate, o addirittura negligenti se si considerano le regolamentazioni dell’impianto.

In seguito ai fatti, le autorità giapponesi furono istruite per fare accertamenti sulla sicurezza e stabilirono che le misure di sicurezza nell’industria dell’energia nucleare dovessero essere scrutinate per prevenire futuri incidenti. Il Primo Ministro, Keizo Obuchi, disse che sarebbero stati fatti controlli in tutte le infrastrutture nucleari del paese, e si impegnò nell’intensificare i controlli.

Nel dicembre dello stesso anno, il Parlamento giapponese approvò una nuova legge per la quale la responsabilità primaria del governo era quella di istituire immediatamente un centro per la gestione delle crisi per le evacuazioni e altre misure di sicurezza nel corso di disastri nucleari. La legge imponeva agli operatori degli impianti nucleari di comunicare immediatamente un qualsiasi incidente al primo ministro, che sarebbe stato in grado di convocare le forze armate se fosse stato necessario.

Ma pochi anni più tardi, il Primo Ministro giapponese Junichiro Koizumi (in carica dal 26 aprile 2001 al 19 novembre 2003) iniziò a citare sempre più spesso il futuro dell’energia nucleare in Giappone. Il Primo Ministro Koizumi affermò che il governo giapponese avrebbe intrapreso sforzi “più vigorosi” per convincere l’opinione pubblica della necessità dell’energia nucleare.

Non ci sono vere scuse se la rotta non cambia

La segretezza è sempre stata una caratteristica onnipresente nell’industria nucleare, specialmente in Giappone, dove i cittadini sono riluttanti nel manifestare il proprio disaccordo sulle cose. Il sistema sociale giapponese favorisce un atteggiamento riservato, che rende più facile nascondere le informazioni per un lungo periodo di tempo.

La piaga degli incidenti, degli insabbiamenti e degli scandali hanno demolito la fiducia nella sicurezza di questo tipo di produzione energetica. Il governo giapponese è stato criticato duramente per la supervisione lassista e per e risposte ritardate ai disastri nucleari.

Alla IAEA, che fa ispezioni alle centrali nucleari solo su richiesta o dopo l’accettazione di un’offerta ufficiale, è stato più volte rifiutato l’accesso negli anni ’80 e ’90. Dopo sporadici accessi in alcuni reattori, nel 2008 un esperto della IAEA, nel corso di una riunione del Gruppo di Sorveglianza e Sicurezza del Nucleare al G8, avvertì che i terremoti sarebbero stati un “problema serio” per le centrali nucleari giapponesi.

Il governo giapponese comprese che dopo gli eventi devastanti e le rivelazioni degli anni ’90 c’era il bisogno di ricostruire la fiducia del pubblico. Questi sforzi sono sempre stati sminuiti dalle accuse secondo cui il governo non riusciva neppure a dare un’occhiata ai residenti delle zone vicine alle centrali, per non parlare dell’interna popolazione nazionale.

Gli “schiavi” nucleari e gli “zingari” sono a rischio

Nel 1999 fu scoperto che molti impianti stavano mettendo la vita dei lavoratori temporanei non addestrati a rischio. Gli intermediari del lavoro, o le agenzie di lavoro temporaneo stavano cercando di assumere un numero sempre maggiore di persone senza casa per svolgere lavori pericolosi come pulire i reattori nucleari. Ai lavoratori fu permesso di lavorare un turno in una centrale nucleare, e poi fare ore straordinarie nello stesso giorno in altre stazioni dei reattori, esponendosi a dosi di radiazione potenzialmente letali.

L’utilizzo dei lavoratori temporanei nelle strutture nucleare è considerata una questione spinosa e non è stata molto dibattuta in Giappone. Molti hanno troppa paura di parlare per i loschi figuri che sono coinvolti nel reclutare i senza casa e gli altri lavoratori temporanei.

Matsumoto-san, un uomo senza fissa dimora che vive in un parco di Tokyo, ha svolto un lavoro di pulizia per tre mesi alla centrale nucleare di Tokaimura vicino al luogo dove era avvenuto l’incidente. Ha detto di essere stato esposte a condizione pericolose: "Noi toglievamo la polvere e avevamo dei sensori che scattavano quando i livelli di radiazione erano troppo alti, ma i supervisori ci dissero di non preoccuparci, anche se stavano suonando. Sono venuto via quando ho iniziato a sentirmi male." L’azienda dove lavorò Matsumoto-san si è rifiutata di pagare un risarcimento, dicendo che non c’erano prove che la malattia fosse collegata al lavoro svolto.

Yukoo Fujita, professore di fisica alla Keio University ha trascorso anni avvisando i lavoratori temporanei mettendo poster fuori dagli impianti e aiutando le persone che successivamente si ammalavano. Descrive il loro lavoro come "una forma moderna di schiavitù". Molti lavoratori ricevono sol un addestramento superficiale sulla sicurezza e non hanno idea di quanto il loro lavoro sia pericoloso, secondo gli insider di quest’industria.

Più della metà degli impianti giapponesi hanno ammesso di aver falsificato i propri report per più di trent’anni

Il futuro dell’energia nucleare in Giappone potrebbe anche causare maggiori proteste tra i gruppi internazionali e impedire la futura produzione e lo sviluppo dell’energia energia nucleare. Le denunce internazionali sono giunte dopo una sfilza di manifestazioni di rabbia e di fiducia tradita, e viene spesso combattuta con dati ingannevoli o quanto meno mal presentati, prodotti nello sforzo di ridurre lo stato d’ansia.

Una debolezza evidente dei controllori nucleari giapponesi è che compaiono solo a disastro avvenuto, e quando i loro tempi di risposta e l’accuratezza delle informazioni vengono messi sotto la lente di ingrandimento. Molti incidenti sono stati non denunciati per anni, e questo fatto fu confermato nel 2006.

La NISA richiese che le compagnie rivelassero qualsiasi infrazione nella sicurezza non denunciata che non era stata ancora scoperta alla fine di marzo del 2007. Molti non furono sorpresi che sette delle dodici aziende pubbliche ammisero di aver falsificato le registrazioni per più di trent’anni.

La centrale nucleare di Shika della Hokuriku Electric Power Company

Un esempio di insabbiamento che fu rivelato nel marzo del 2007 risale a quando Hokuriku Electric Power Company rivelò che nel giugno del 1999, nel corso di un’ispezione, avvenne un evento critico al reattore 1 alla centrale nucleare di Shika.

Questo evento è stato tenuto nascosto e non è stato fatto sapere né al pubblico, né al governo giapponese. Il 5 giugno 2007 il presidente della Commissione sulla Sicurezza del Nucleare face un’ispezione al deposito delle barre, ai macchinari per la trasmissione e valutò che l’evento fu dovuto ai risparmi dell’azienda.

Mentre l’insabbiamento era ancora in corso, i cittadini del posto nel 1999 citarono in giudizio Hokuriku Electric Power Company, lamentandosi che il Reattore 2 appena realizzato non era stato costruito con standard sufficienti per resistere ai terremoti, ma quando la corte distrettuale di Kanazawa riuscì a valutare le prove, l’impianto era già stato costruito.

Malgrado gli scandali, le coperture e le leadership in continua rotazione, gli impianti negano il declino della sicurezza

Una ricerca governativa pubblicata appena dopo l’incidente di Tokaimura del 1999 rivelò che 15 delle 17 strutture nucleari in Giappone avevano misure di sicurezza inadeguate. Lo studio, del Ministero del Lavoro, rivelò, in particolare, che non c’erano sufficienti controlli sulla salute a causa dell’esposizione alle radiazioni, malgrado venisse richiesto dalla legge.

Dopo l’incidente di Tokaimura nel 1999, è stato stimato che almeno 700 persone che hanno lavorato nell’industria nucleare giapponese potrebbero essere decedute per l’esposizione a livelli pericolosi di radioattività. È abbastanza evidente che c’era una scarsa attenzione per la sicurezza prima dell’evento critico.

Nell’aprile 2003, dove aver ammesso che i report sulla manutenzione, tra gli altri, erano stati falsificati e aver avviato un’indagine interna, TEPCO negò che gli errori di procedura avessero causato un qualsiasi declino negli standard di sicurezza.

"Sono davvero rammaricato per l’incidente e non mi posso scusare per questo", disse il presidente di Tepco, Nobuya Minami, nel corso di una conferenza. Minami si dimise nell’ottobre del 2003, e il direttore, il vice-presidente e due consiglieri furono costretti a licenziarsi in tutta fretta.

Dopo le dimissione degli alti funzionari e il verdetto di colpevolezza per l’incidente da livello sei di Tokaimura, TEPCO e il governo giapponese si mossero con impazienza per il rapido riavvio dei dieci reattori nucleari, affermando che la domanda dei consumatori doveva essere soddisfatta.

L’incidente di Tokaimura - JCO

Prima del 2000, l’incidente più grave avvenuto in Giappone avvenne a Tokaimura, dopo che alcuni lavoratori non addestrati avevano mischiato in un secchio di acciaio una dose di uranio otto volte superiore a quanto dovuto. Più di 400 residenti nei pressi dell’impianto, oltre ai lavoratori, furono contaminati per aver utilizzato uno standard illegale nella trasformazione dell’uranio.

Dopo l’incidente vennero curate più di cinquanta persone per le esposizioni alle radiazioni eccessive, tra cui 45 lavoratori alla centrale, 3 vigili del fuoco, e 7 cittadini che lavorano nel vicino campo da golf. Secondo l’Agenzia per la Tecnologia e la Scienza giapponese, gli esami su due persone tra quelle che erano più vicine alle perdite suggerirono che erano stati sottoposti a radiazioni "equivalenti all’esposizione di una bomba atomica", e altri 116 lavoratori hanno ricevuto dosi più basse pari o maggiori di 1 mSv.

Inizialmente il management di JCO, la ditta privata che gestiva l’impianto di Tokaimura, si prodigarono del dare la colpa ai lavoratori che aveva ignorato i protocolli. I funzionari affermarono che i lavoratori avevano provocato l’incidente avendo versato troppo uranio nel contenitore.

Molti scettici hanno evidenziato che la compagnia stava usando un sistema nel quale la creazione della "massa critica" di materiale poteva anche non avvenire. I risultati delle indagini mostrarono che uno dei lavoratori era stato esposto a un livello di radiazioni ben più alto di quanto i funzionari dell’ospedale avevano comunicato. È stato anche riferito che i lavoratori non avevano mai ricevuto addestramento adeguato.

Malgrado i proclami ufficiali, i difetti delle procedure di sicurezza sono già stati nascosti

Nell’agosto del 2004, furono scoperte delle fratture nel cemento del reattore 4 di Hamaoka 4. Tutto questo fu rivelato dopo che una persona rivelò che le ispezioni scorrette erano una pratica standard. In aggiunta a questo, la testimonianza di un ex tecnico responsabile ai design di sicurezza alla centrali nucleari Hamaoka nella Prefettura di Shizuoka rivelò che i dati dei test vennero manipolati e falsificati quando furono costruiti i primi reattori.

Nella causa legale del 2005, uno dei tecnici responsabili dei design di sicurezza alla centrali nucleari di Hamaoka nella Prefettura di Shizuoka spiegò il perché alterò i dati di sicurezza per nascondere i difetti progettuali: “Avevo figli e non v’era abbastanza tempo.”

Più di trent’anni prima lavorò per la Toshiba, che costruì i reattori di Chubu Electric Power Company. È stato accusato di aver falsificato e alterato i dati dei test sulla sicurezza in seguito alle prove per i terremoti. Il tecnico in pensione ha descritto come i dati dei test venivano semplicemente esclusi dal report, dei modo che la costruzione potesse andare avanti. Se i dati fossero stati resi pubblici, non c’era modo che i reattori potessero essere costruiti.

Il test rivelò che quando vennero realizzati vari test per le vibrazioni, i dati mostrarono che il progetto non poteva sopportare un forte terremoto. Vennero fatti diversi tentativi per rafforzare la struttura, ma i test mostravano ancora criticità. Malgrado questo, la costruzione proseguì e l’edificio venne completato nel 1971.

La centrale nucleare di Hamaoka - Chubu Electric Power Company
centrala hamaoka

“Il capitale accumulato dalle radiazioni” è un libro scritto da Minoru Konagaya, pubblicato nel 2006. L’autore ha utilizzato il modello dell’incidente di Chernobyl per dimostrare che i meltdown ai cinque reattori di Hamaoka potrebbero uccidere più di otto milioni di persone, e portare l’economia nazionale a un punto fermo.

"Entro otto ore i forti venti occidentali potrebbero portare la nuvola di radiazione su Tokyo”, ha detto Konagaya, 36 anni, un ingegnere civile che era parte della delegazione parlamentare che ha indagato il guasto al sistema di raffreddamento di emergenza di Hamaoka nel 2001. L’impianto era stato progettato per reggere a un terremoto di magnitudo 8,5. Le colline di sabbia alte fino a 15 metri di altezza fornivano una difesa contro uno tsunami alto fino a 8 metri, ma Hamaoka al momento manca di un frangiflutti in cemento.

Gli incidenti riportati alla centrale nucleare di Hamaoka

1991, 4 Aprile – Un abbassamento alla fornitura di liquido refrigerante all’Unità 3, con spegnimento automatico

2001, 7 novembre – Incidente per una vampata in una conduttura dell’Unità 1

2001, 9 novembre 9 - Incidente per la perdita di refrigerante all’Unità 1

2002- Nel corso di un’ispezione indipendente, fu scoperto che i 16 segni di fessurazione nelle condotte per il vapore erano note all’azienda, che decise di non comunicarle alle autorità della Prefettura

2002, 24 maggio – Perdita di acqua all’Unità 2

2004, 21 febbraio – Principio di incendio all’Unità 2 nella stanza al di sopra della stanza delle turbine.

2004, agosto – Problema all’Unità 4 con falsificazione dei dati da parte dell’azienda

2005, 4 novembre – Incidente per perdita dalle condutture all’Unità 1

2005, 16 novembre – Perdita da una tubatura esterna all’Unità 3 per corrosione

2005, 16 novembre – Nel combustibile esausto dell’Unità 1 è stato trovato materiale proveniente dall’esterno

2006, giugno – Danneggiamento alle pale della turbina dell’Unità 5

2007, marzo – L’azienda ha ammesso almeno 14 casi di pratiche gestionali scorrette

2009, 11 agosto – Le unità 4 e 5 (le uniche ancora operative) si sono automaticamente spente a causa di un terremoto

2011, 6 maggio 6 – Il Primo Ministro Naoto Kan ha ordinato la chiusura delle Unità 4 e 5 e che l’Unità 3 non debba essere riavviata

2011, 15 maggio - 400 tonnellate di acqua di mare sono state rinvenute nel condensatore del vapore della turbina all’Unità 5

2011, 20 maggio – Sono state rinvenute tubazioni danneggiate nel condensatore dell’Unità 5 e l’operatore stima che circa 5 tonnellate di acqua di mare siano entrate nel reattore stesso.

Le lezioni non apprese dovranno ancora ripetersi

Mentre vari operatori stavano falsificando i dati e mascherando i rischi per la sicurezza, fino al Grande Terremoto di Tohoku nel marzo del 2001 continuare ad asserire pubblicamente che avevano sovra-progettato i loro reattori per poter sopportare una sisma di qualsiasi livello. Il terremoto di Kobe nel 1995 fu spesso usato come esempio.

Satoshi Fujino, responsabile alle pubbliche relazioni al Centro Informativo della Cittadinanza sul Nucleare di Tokyo, ha spiegato che le radici dei problemi nell’industria nucleare giapponese hanno due criticità: l’inadeguatezza dei controlli del governo e la tendenza del management di quest’industria a nascondere gli errori. Fujino ha detto che il processo della valutazione della sicurezza, che ha luogo prima della costruzione dell’impianto, era estremamente carente, e le ispezioni eseguite in un secondo tempo erano "molto disordinate".

Centrale nucleare di Mihama - Kansai Energy Nuclear Company
Il reattore 3 della centrale nucleare di Mihama

Il reattore 3 della centrale nucleare di Mihama


Al contrario di quanto sostenuto dall’industria, nel 2004 la manutenzione e gli standard di sicurezza nell’impianto della Prefettura di Mihana sembravano tutto meno che sovra-progettati o sicuri. Cinque lavoratori sono deceduti e altre sette feriti da una vampata di vapore e dall’acqua bollente uscite da una perdita alle tubazioni per il raffreddamento.

L’agenzia di stampa giapponese Kyodo ha riportato che la polizia aveva ipotizzato che una negligenza dei lavoratori nelle misure di sicurezza mentre era in corso la preparazione per l’annuale ispezione di controllo. KEPCO, che gestisce l’impianto di Mihama, fu costretta ad ammettere che l’incidente era dovuto al fatto che la conduttura non era stata controllata da quanto fu installata nel 1976.

Alcuni articoli pubblicati dopo l’incidente di Mihana ricordarono al pubblico che quelli che stavano "cercando di ottenere vantaggi" dall’incidente per schierare l’opinione pubblica contro il programma nucleare del Giappone stavano fuorviando i cittadini, e che l’incidente non doveva essere considerato "serio". Malgrado i decessi, non ci furono rilasci di radioattività e per questo l’IAEA non si reagì con forza.

"L’incidente alla centrale nucleare di Mihama non è collegato al programma per i combustibili nucleari" argomentò un titolo sulla prima pagina in un quotidiano diffusissimo, lo Sankei Shimbun.

"Non dobbiamo alimentare i timori della gente sulla sicurezza sugli impianti di energia nucleare per reagire in modo eccessivo all’incidente. L’incidente non avrà impatto sulle attività delle altre centrali nucleari del Giappone", era scritto nel titolo dello Yomiuri Shimbun, il maggiore quotidiano del Giappone.

Yoshihiro Kinugasa, un sismologo di punta, è un funzionario molto controverso nella storia nucleare giapponese. Nel 1988, prima di un’ispezione per la concessione dell’autorizzazione alla struttura gestita dalla Japan Nuclear Fuel Service Ltd., Kinugasa consigliò di togliere la parola “attivo” da una descrizione di un difetto presente nell’impianto, come mostra un documento dell’azienda. In questo si può vedere come stesse ufficialmente rimproverando i suoi superiori.

La carriera di Kinugasa è continuata nel corso degli anni ’90 nella commissione che si occupava della concessione delle licenze per l’industria nucleare giapponese, che convalidò uno studio realizzato prima della costruzione del sito di Kashiwazaki. Il report evidenziava tre linee di faglia, ciascuna lunga meno di 10 chilometri, appena sotto la lunghezza che i controllori ritenevano pericolosa.

La centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa è di proprietà e viene gestita da TEPCO, ed è il primo impianto nucleare ABWR. È il generatore di energia più grande al mondo per potenza elettrica netta.

Un decennio più tardi, Kinugasa era nella commissione di controllo che approvò il secondo reattore alla centrale Shika della Hokuriku Electric dopo le faglie ravvicinate furono stimate inferiore ai dieci chilometri di lunghezza.

Nel 1999 i cittadini di Shika fecero causa, richiedendo la chiusura del secondo reattore dell’impianto: "Non ci fidiamo delle rassicurazioni dell’azienda secondo cui le faglie sono separate”, disse Tetsuya Tanaka, 64 anni, un rappresentante del 135 querelanti: "Mettono i soldi davanti alla sicurezza.”

Nel 2005 Kinugasa non stava più lavorando nella commissione di controllo, in quel periodo aveva saltato il fosso e pubblicato uno studio con gli ingegneri della Hokuriku Electric in cui aveva respinto le accuse dei cittadini riguardo l’insicurezza dell’impianto. Il documento aveva ignorato un congresso amministrativo a cui avevano partecipato i geologi del governo in cui si affermò che le piccole faglie entro i cinque chilometri l’una dall’altro dovevano essere considerate parte di un’unica fessurazione.

Malgrado il report, nel marzo del 2006 il tribunale ordinò alla compagnia di chiudere il secondo reattore, citando “l’inadeguatezza” della progettazione antisismica. Anche se l’appello all’Alta Corte di Nagoya consentì di tenere in funzione l’impianto, fu poi chiuso quattro mesi più tardi dopo che furono scoperte lesioni nelle turbine.

"Kinugasa era sicuramente il principale esperto specializzato nello studio delle linee di faglia alla commissione per le approvazioni della NISA”, ha detto Haruo Yamazaki, un professore della Tokyo Metropolitan University che una volta prese posto nel gruppo della commissione per la sicurezza nucleare che esaminò le approvazioni delle licenze rilasciate dai precedenti controllori: "Dieci anni fa erano presenti davvero pochi specialisti delle linee di faglia”.

"O Kinugasa è un incompetente o lo ha fatto di proposito”, ha detto il sismologo dell’Hiroshima Institute of Technology, Takashi Nakata: "Io pendo che l’abbaia fatto intenzionalmente, cercando di indovinare il numero fortunato”.

"Le stesse persone scrivono le regole, fanno le perizie e approvano le ispezioni”, ha detto Nakata, che siede nella commissione di indagine sul terremoti del Ministero della Scienza: “I controllori fotocopiano i resoconti degli operatori”.

Centrale nucleare di Kashiwazaki Kariwa - Tokyo Electric Power Company

Perdite radioattive dal reattore nucleare giapponese


Nel 2007 un terremoto colpì al mattino nei pressi dell’impianto Kashiwazaki Kariwa di TEPCO nella prefettura di Niigata. I lavoratori sul posto cercarono di spegnere un incendio a un trasformatore, mentre l’acqua contaminata da una vasca di raffreddamento trovò la strada per il mare a fiotti, visto che i tamponi isolanti non erano mai stati installati. Dopo la scossa il Ministro del Commercio, Akira Amari, riferì che i controllori non avevano correttamente analizzato lo studio della Tokyo Electric quando il sito venne approvato nel 1974.

Venne citato un ex consigliere della città: “La cosa per cui abbiamo allertato tutti per trentatre anni è avvenuta”, ha detto Takemoto, 57 anni, la cui casa è a tre chilometri di distanza dai sette reattori della centrale nucleare: “Tutte le nostre abitazioni sono collassate, ma siamo molto più preoccupati per l’impianto”.

Il 7 dicembre del 2007, Tokyo Electric, la più grande compagnia giapponese, ha affermato che sapeva da uno studio del 2003 che una faglia sottomarina vicina a Kashiwazaki Kariwa avrebbe potuto provocare un terremoto di magnitudo 7.
Gli incidenti riportati alla centrale nucleare di Kashiwazaki Kariwa

Nel maggio del 2000, l’Unità 6 è stato spenta per precauzione dopo che vennero rilevate concentrazioni in aumento di iodio nel circuito di raffreddamento.

Il 12 giugno 2004, la pressione in un condensatore dell’Unità 1 iniziò a diminuire. I gestori ridussero la potenza, e la pressione del condensatore si stabilizzò, dopo di che l’unità fu mantenuta in esercizio a una potenza inferiore pari a 800 MW per un certo periodo di tempo.

Il 4 febbraio del 2005 l’Unità 1 fu spenta manualmente a causa di una fuga di vapore al piano sottostante la stanza della turbina.

Il 3 luglio del 2005 il reattore dell’Unità 5 si fermò per un blocco alla turbina, provocato da un calo di pressione nel condensatore (i blocchi alle turbine avvengono per proteggere la turbina).

Il 26 maggio del 2006 TEPCO e la Chūbu Electric Power Company pubblicarono un report in seguito alla rottura delle barre di controllo in afnio.

Il 12 luglio del 2006 fu scoperto che un lavoratore era stato esposta alle radiazioni al di sopra del limite di legge di 0,8 in un giorno, avendo ricevuto 1,03 millisievert.

Il 16 luglio del 2007 un terremoto al largo della costa di Chūetsu provocò seri danni a parti dell’impianto, causando piccolo fughe radioattive, lo spegnimento completo e miglioramenti per l’antisismica.

Il 20 settembre del 2007 prese fuoco un condizionatore d’aria temporaneo sul tetto dell’impianto, ma non ci furono pericoli di fughe radioattive.

Il 22 maggio 2008 TEPCO annunciò che gli standard per la resistenza ai terremoti dovevano essere incrementati di un fattore 5 e il lavoro per il rafforzamento dei reattori sarebbe dovuto iniziare a giugno.

Il Primo Ministro Koizumi portò la centrale di Kashiwazaki all’attenzione del pubblico nel 2001, quando respinse i progetti di TEPCO per usare il combustibile MOX nella centrale nucleare. Un portavoce di TEPCO, Takashi Kurita, disse che la compagnia non avrebbe insistito nel suo progetto di introduzione del MOX contro i voleri dei residenti, ma aggiunse che TEPCO avrebbe cercato di vincere queste resistenze.

Il combustibile Nucleare MOX in Giappone

Dopo che la Francia decise di chiudere il suo reattore Superphoenix dopo una sequela di problemi, il Giappone era rimasta l’unica nazione che stava ancora sviluppando i reattori nucleari autofertilizzanti. Gli alti costi di gestione uniti ai problemi che avevano tormentato il reattore di Monju dal 1995, misero pressione sull’industria per trovare un combustibile alternativo. Fu scelta una miscela di uranio e plutonio riciclato dal combustibile nucleare esausto, chiamata MOX. Il combustibile MOX sarebbe stato riciclato negli impianti presenti in Francia e nel Regno Unito, e poi rispedito in Giappone.

La centrale nucleare di Tokaimura
tokaimura disastro
Prima del marzo 2011, la città di Tokaimura era nota soprattutto per aver ospitato uno dei peggiori incidenti nucleari del Giappone, ma ce ne erano stati molti altri che avevano colpito i lavoratori e la comunità locale.

Nel marzo del 1997, scoppiò un incendio alla centrale nucleare di Tokaimura, provocando l’esposizione alle radiazioni di 37 lavoratori. Nell’agosto dello stesso anno, furono rinvenute perdite radioattive da 2.000 fusti in acciaio.

Nel settembre del 1999, in un'altra struttura vicina all’impianto di processamento dell’uranio, trentacinque lavoratori furono contaminati dalle radiazione dopo che un incendio non fu spento correttamente, provocando un’esplosione.

Fu poi descritto come un "classico caso di errore umano", ma più di 400 residenti di Tokaimura furono contaminati dopo che i lavoratori avevano provocato un evento critico per aver utilizzato standard illegale nella trasformazione dell’uranio.

La causa della perdita – rintracciata alle 1035 ora del posto (0135GMT) – non fu subito resa nota. Il direttore dell’ufficio di Tokyo della compagnia, Makoto Ujihara, disse che i lavoratori avevano comunicato alle altre squadre nell’impianto che "avevano visto una fiamma blu che saliva dal combustibile" e soffrirono di nausea.

Due dei lavoratori, Hisashi Ouchi e Masato Shinohara, morirono in un secondo tempo in ospedale. Shojiro Matsuura, direttore della Commissione per la Sicurezza del Nucleare, disse che "i lavoratori non erano a conoscenza dei pericoli e non hanno rispettato le regole".

Il portavoce della JCO riportò subito dopo il disastro: “Stiamo ancora cercando di capire cosa è successo esattamente, ma crediamo che l’uranio ha raggiunto il punto critico".

The incidente avvenne mentre i lavoratori stavano preparando un piccolo lotto di combustibile per il reattore sperimentale autofertilizzante della Jōyō. Le procedure standard prevedevano l’utilizzo di un massimo di 2,3 kg di uranio in ogni procedura per prevenire un incidente grave. I fatti emersi hanno dimostrato che i lavoratori stavano mischiando 25 libbre di uranio arricchito invece delle 5 previste. Non solo l’uranio aveva un grado di arricchimento più alto di quello usato fino a quel momento, ma i lavoratori avevano tentato di usare secchi di acciaio per mischiare la soluzione di uranio, invece dei contenitori di sicurezza prescritti dal governo.

Avvenne così una reazione a catena, il calore intenso portò a un eccesso di pressione all’interno del contenitore e alla susseguente esplosione. L’edificio non era stato progettato per contenere le radiazioni, e i gas radioattivi furono dispersi nell’atmosfera.

I livelli di radioattività all’impianto di processamento del combustibile nucleare di Tokaimura erano 15.000 volte più alte del normale. Tre lavoratori furono portati all’ospedale, dopo uno dei lavoratori vomitava in continuazione, mostrando già i sintomi dell’esposizione alle radiazione. Centinaia di residenti delle vicinanze dell’impianto danneggiato furono evacuati. Greenpeace riferì che il numero delle persone esposte alle radiazioni durante l’incidente era certamente più alto rispetto alle stime ufficiali.

Le autorità furono costrette ad avvisare migliaia di residenti nei pressi della stazione nucleare di rimanere in casa, di evitare le verdure coltivate sul posto e di lavarle dalla pioggia. "Una situazione di questo tipo non è mai stata provata dalla nostra nazione" , disse il Primo Segretario del Governo, Hiromu Nonaka, in una conferenza stampa convocata in emergenza: “Ci sono preoccupazioni sulla radioattività presente nelle aree circostanti."

Greenpeace evidenziò che l’incidente si verificò solo un giorno prima della consegna, da parte di una nave battente bandiera britannica, di 495 libbre di una miscela di ossido di uranio di plutonio (MOX) all’impianto di Takahama, nel centro del Giappone. "L’incidente odierno a Tokaimura conferma i nostri timori, la cultura della sicurezza in tutto il Giappone è in crisi profonda e l’uso pericoloso del plutonio nel reattori non farà altro che aumentare le probabilità di una catastrofe nucleare", disse Shaun Burnie, un’attivista di Greenpeace International.

Il Primo ministro Keizo Obuchi criticò duramente la JCO, un’azienda con sede a Tokyo, evidenziano le leggerezze e lo scarso addestramento dei lavoratori, oltre alla mancanza di adeguati protocolli per le emergenze.

Dopo il disastro, il Primo Ministro Obuchi visitò le aree colpite, e dopo che fu terminata la polizia giapponese fece irruzione negli uffici di JCO raccogliendo le informazioni che sarebbero state usate successivamente contro l’azienda. Dopo il raid, in seguito alla pubblica umiliazione e alle conseguenti azioni legali, JCO fu costretta ad ammettere di aver cambiato il manuale delle procedure senza la necessaria approvazione del governo, nel tentativo di velocizzare il processamento.

L’agenzia di stampa Kyodo, citando una fonte anonima della Science and Technology Agency, riferì che il governo aveva pianificato di revocare la licenza alla JCO "per la gravità dell’incidente". Hideki Motoki della JCO cercò di distrarre l’opinione pubblica affermando che la compagnia sapeva che i suoi standard non erano adeguati alle disposizioni di legge, ma che non era certo che le violazioni avessero provocato l’incidente.

Hisashi Ouchi fu il primo lavoratore a morire per le radiazioni dopo il disastro di Tokaimura. La causa fu provocata dalle lesioni multiple agli organi dopo che Ouchi ricevette una dose di radiazione di 17.000 volte superiori al consentito.

Gli esperti dissero che le violazioni davano un esempio della scarsa attenzione dell’azienda per la sicurezza. Queste informazioni si aggiungono al catalogo di incompetenza e standard permissivi che sono stati scoperti dalle indagini successive all’incidente.

I residenti delle aree limitrofe cominciarono a manifestare le proprie paure e la propria rabbia, soprattutto per la mancanza e per la qualità delle informazioni rilasciate dalle autorità.

L’insegnante di inglese Toshio Tadokura ha detto di non aver sentito niente fino a che il vicepreside del suo collegio fece un annuncio sei ore dopo che si era verificata la perdita. "Sono molto, molto arrabbiato", disse ai media: "Tante persone, me compreso, potrebbero essere state esposte agli effetti del nucleare per quasi sei ore prima di aver sentito di dover chiudere le finestre. Non so quali saranno gli effetti sulla mia salute. La televisione ci ha dato un numero da chiamare per le indicazioni sanitarie, ma non riesco a raggiungerlo."

Il dottor Philip Badzell, un cittadino britannico, che vive nei pressi nel sito nucleare, ha ricevuto la notizia dagli amici in Inghilterra: "Le prime informazioni che abbiamo ricevuto sulla situazione furono alle 4 di mattina da un amico preoccupato che mi ha chiamato da Londra. Viviamo a circa 50 chilometri di distanza dall’impianto e fino ad ora non abbiamo ricevuto né avvertimenti e neppure la più piccola informazione."

Ninja, un ventiquattrenne che vive a 300 chilometri di distanza dall’impianto, ha espresso lo sbigottimento di molti per la mancanza di conoscenza della propria sicurezza: "Sono preoccupato del modo con cui il governo giapponese gestisce la questione in pubblico. Siamo sicuri oppure no? Se sapete qualcosa di quello che succede da queste parti, per favore fatecelo sapere."

Neil Smith, un residente di venticinque anni, ha espresso il suo sgomento sull’accuratezza dei notiziari locali: "Anche se le foto che metti a disposizione mostrano un danno evidente al tetto dell’edificio dove è avvenuto l’incidente, quelle presenti nei giornali giapponesi usciti oggi e addirittura le riprese aeree nel notiziario di questa sera della NHK non fanno vedere alcuna lesione. Presumibilmente stanno tutti usano vecchie fotografie."

Il governo giapponese ha citato in giudizio gli operatori dell’impianto di processamento dell’uranio a Tokaimura. Sei persone sono state arrestate in relazione all’incidente. Tra di loro l’ex gestore dell’impianto Kenzo Koshijima e un vicegestore incaricato delle operazioni del processamento.

Tutti e sei i lavoratori sono stati ritenute responsabili per il disastro di Tokaimura. Kenzo Koshijima fu condannato alla spesa di 4.000 dollari e al carcere per tre anni. Gli altri, compreso un ferito sopravvissuto all’incidente, sono stati messi in libertà condizionata per tre anni.

L’ex presidente di JCO, Hiroharu Kitani, fu condannato per aver violato le procedure della centrale nucleare. Nel marzo del 2000 le autorità giapponesi hanno revocato la licenza di esercizio a JCO.

La centrale nucleare di Tsuruga
La centrale di Tsuruga dove si è verificato incidente

La centrale nucleare di Tsuruga ha visto la sua dose di incidenti, un refrigerante del reattore si è dispero nel dicembre del 1995, provocando la chiusura del reattore per un anno, e come al solito nessuna fuga radioattiva fu riportata a seguito di quell’incidente.

Il 13 luglio del 1999 al mondo furono ricordati i pericoli insiti nell’energia nucleare dopo che una rottura in una tubazione provocò la fuoriuscita di 90 tonnellate di acqua radioattiva. Il reattore coinvolto nel guasto aveva iniziato la propria attività nel 1987.

Il livello delle radiazioni nella fuga d’acqua era 11.500 volte superiore ai limiti di sicurezza, un incremento sostanziale rispetto alla quantità di 250 volte che era stata comunicata in un primo momento. L’enorme differenza tra i dati comunicati ha fatto sì che molte persone pensassero a un insabbiamento.

Dopo una successiva ispezione, la Japan Atomic Power Company ha scoperto una frattura lunga 8 centimetri nell’impianto per l’energia nucleare di Tsuruga, che ha causato un’inondazione di acqua radioattiva nella struttura.

La tubazione faceva parte di un sistema utilizzato per rimuovere le impurità dal circuito primario di raffreddamento e per controllare la temperatura. Il liquido di raffreddamento è diventato radioattivo a causa del contatto diretto con il reattore nucleare.

Anche dopo la chiusura del reattore, i funzionari furono messi in allarme perché la radioattività continuava a uscire. Dopo 14 ore convulse per la difficoltà delle operazioni di spegnimento, la stanza era abbastanza fredda per farvi entrare i lavoratori, per indagare e fermare la perdita.

Il ministro dell’Industria e del Commercio giapponese, Kaoru Yosano, ha detto che verranno svolte indagini che giungeranno alle cause: "Se questo incidente sia avvenuto a causa di un guasto inatteso o per la disposizione dell’impianto, dobbiamo condurre un’indagine accurata per scoprirne la causa.” All’epoca, l’industria nucleare giapponese forniva circa un terzo dell’elettricità della nazione.

La centrale nucleare di Mihami – Prefettura di Fukui

Nell’agosto del 2004, del vapore e acqua in ebollizione stavano spillando da una turbina nei pressi del reattore numero 3. Furono inizialmente riportati almeno quattro feriti e più di dieci persone ebbero delle ustioni. Almeno uno dei feriti è in condizioni gravi, con l’80% del corpo ustionato. La Kansai Electric Power Company, che gestisce l’impianto di Mihama, ha detto di aver interrotto la produzione di energia alle 3:28pm (0628 GMT), e che stava ancora indagando le cause dell’incidente.

Il ministro per il Commercio giapponese, Shoichi Nakagawa, che è responsabile per le politiche sul nucleare, si è scusato giovedì per l’incidente: "Non dobbiamo abbassare la nostra fiducia per le politiche dell’energia nucleare. Siamo intenzionati a indagare la causa e assicurarci che non accada di nuovo."

Il vice-direttore dell’impianto della KEPCO, Akira Kokado, disse che la compagnia era stata informata dagli appaltatori privati nell’aprile 2003 che le condutture di raffreddamento che avevano ceduto necessitavano di un accurato controllo di sicurezza e che erano una minaccia per la sicurezza. Fu più tardi confermato che la tubazioni di raffreddamento era stata pericolosamente corrosa dai suoi originali 10 mm di spessore fino a solo 1,4 mm. L’azienda comunicò che la tubazione non fu più controllata perché non ci si aspettava che venisse corrosa così rapidamente, e non era stata testata dal 1976.

"Abbiamo fatto ispezioni visive, ma non abbiamo mai fatto test agli ultrasuoni, che possono misurare lo spessore della tubatura in acciaio", ha detto il portavoce Haruo Nakano.

L’agenzia di stampa giapponese Kyodo citò le fonti investigative, riportando che la polizia credeva che KEPCO non avesse rispettato gli standard di sicurezza consentendo ai lavoratori di effettuare un’ispezione annuale mentre l’impianto era ancora in esercizio.

Il portavoce della polizia, Fuminaga Miyamoto, disse che gli ispettori della polizia furono accompagnati dalle autorità regionali e nazionali appena arrivati all’impianto il giovedì: "La polizia sta indagando l’azienda per sospetti di negligenza che hanno provocato un decesso."

L’azienda reiterò che non c’erano state fughe dall’impianto, e che non c’era pericolo ai residenti del posto. I funzionarono che l’incidente era stato causato da una mancanza di liquido refrigerante, provocando l’uscita del vapore dalle turbine.

Sempre a Mihama, una perdita di liquido refrigerante dal reattore 2 nel 1991 fece attivare una campagna giapponese contro la costruzione di nuovi reattori.

La centrale nucleare di Ohi - Fuikui

Nel Marzo 2006, a un incendio divampò ferendo due persone, ma i resoconti iniziali stabilirono che non c’era stata fuga di radioattività. La centrale di Ohi è gestita dalla Kansai Electric Power Co. (KEPCO). Anche se la struttura per il contenimento dei rifiuti è collocata tra i due reattori, KEPCO riferì che i due generatori non erano stati interessati e che stavano operando come al solito. KEPCO disse che la vampata poteva essere partita da una zona dove la cenere è stivata in barili di acciaio.

Ikuo Muramatsu di KEPCO disse che il fumo aveva ritardato l’ingresso dei pompieri per due ore. Un funzionario della prefettura disse che la struttura di contenimento dei rifiuti aveva una quantità molto scarsa di rifiuti radioattivi.

"Non c’è stato impatto sull’ambiente e abbiamo verificato che gli impiegati non fossero venuti a contatto con radiazioni insolite", così l’agenzia di stampa Reuters citò le parole dell’anonimo funzionario.

La centrale nucleare di Shika

Shika



Nel marzo del 2006, un tribunale ha ordinato la chiusura del reattore allora più giovane, per rischi alla sicurezza. I residenti avevano intentato una causa nel 1999, quando iniziò la costruzione del secondo più grande reattore del paese.

Le persone del posto dissero che il reattore 2 era stato costruito usando linee guide sulla sicurezza ormai datate. Denunciano che sarebbero stati in pericolo di gravi incidenti perché nei pressi di una faglia tettonica, dove gli esperti del governo avevano già fatto presente la possibilità di un terremoto di magnitudo 7,6.

Il 18 giugno del 1999, nel corso di un’ispezione, fu praticata un’inserzione di emergenza di una barra di controllo all’Unità 1. La barra doveva essere inserita nel reattore, ma a causa di un errore nell’esecuzione della procedura, furono tolte tre barre invece di una. Nei successivi quindici minuti, il reattore raggiunse lo stato critico. Questo evento non è stato rivelato fino al 15 marzo del 2007, dopo che è stato rintracciato nelle registrazione.

Un tribunale di ordine inferiore aveva ordinato la chiusura dell’intero impianto, ma quella decisione fu rivista all’alta corte di Nagoya. L’azienda fece richiesta al governo della Prefettura di Ishikawa e alla città di Shika per il riavvio dell’Unità 1. L’unità fu riaccesa l’11 maggio 2009 e ridivenne operativa il 13 maggio.
Le centrali nucleari giapponesi

Chūbu Electric Power Company (CHUDEN)

Chūgoku Electric Power Company (Energia)

Hokkaidō Electric Power Company (HEPCO)

Hokuriku Electric Power Company (RIKUDEN)

Kansai Electric Power Company (KEPCO)

Kyūshū Electric Power Company (Kyūshū Electric)

Shikoku Electric Power Company (YONDEN)

Tōhoku Electric Power Company (Tōhoku Electric)

The Tokyo Electric Power Company (TEPCO)

Alcuni incidenti degni di nota:

1981: circa trecento lavoratori sono stati esposti a un eccessivo livello di radiazioni dopo una spaccatura a una barra di combustibile nel corso delle riparazioni alla centrale nucleare di Tsuruga.

Dicembre 1995: la perdita di sodio ai reattori autofertilizzanti della centrale nucleare di Monju. L’azienda di stato Donen fu scoperta per aver nascosto spezzoni di videotape che evidenziavano notevoli danni al reattore.

Marzo 1997: l’incendio e l’esplosione all’impianto di riprocessamento nucleare di Tokaimura, nord est di Tokyo. Trentasette lavoratori esposti a basse dosi di radiazione. Donen più tardi ammise di aver inizialmente soppresso le informazioni sull’incendio.

1999: un malfunzionamento al sistema di prelievo del carburante nella centrale nucleare della Prefettura di Fukui avviò una reazione nucleare incontrollata e un esplosione.

Settembre 1999: l’incidente critico alla struttura di produzione del combustibile di Tokai. Centinaia di persone sono state esposte alle radiazioni, tre lavoratori hanno ricevuto dosi sopra i limiti di legge, due dei quali sono morti.

2000: tre dirigenti di Tokyo Electric Power Co. Sono stati costretti alle dimissioni dopo che nel 1989 la compagnia ordinò a un impiegato di editare le riprese che mostravano le crepe nelle condotte per il vapore della centrale nucleare che dovevano essere mostrati ai controllori.

Agosto 2002: l’avvio di uno scandalo per le falsificazioni che poi ha portato alla chiusura di tutti e 17 i reattori nucleari di Tokyo Electric Power Company; i funzionari di Tokyo Electric avevano falsificato i rapporti delle ispezioni e cercarono di nascondere le fessurazioni nel mantello protettivo dei reattori in 13 delle 17 unità.

2002: Due lavoratori sono stati esposti a una piccola quantità di radiazioni e hanno avuto piccole ustioni durante un incendio all’impianto nucleare di Onagawa nel nord del Giappone.

9 agosto 2004: quattro lavoratori sono deceduti in seguito a un’esplosione di vapore alla centrale Mihama-3; l’indagine conseguente ha rivelato gravi mancanze nelle ispezioni sistematiche alle centrali nucleari giapponesi, che ha portato a un severo programma di ispezioni.

2006: una piccola quantità di vapore radioattivo è stato rilasciato dall’impianto Fukushima Dai-ichi ed è uscita dalla struttura.

16 Luglio 2007: un forte terremoto (6,8 della scala Richter) ha colpito la regione dove è situata la centrale nucleare Kashiwazaki-Kariwa di Tokyo Electric e l’acqua radioattiva si è rovesciata nel Mare del Giappone; ancora nel marzo 2009, tutti i reattori erano ancora chiusi per la verifica ai danni e le riparazioni; l’impianto con le sette unità era la più grande centrale di energia nucleare al mondo.

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Fonte: http://en.m4.cn/archives/19904.html

mercoledì 10 agosto 2011

La svalutazione del dollaro e delle principali monete del mondo rispetto all'oro


Attilio Folliero Аттилио Фолльеро
Cecilia Laya

attiliofolliero.


La scorsa settimana gli USA, per la prima volta nella loro storia, hanno perso la tripla AAA nel rating che qualifica il debito pubblico. E’ molto probabile che ciò determinerà una ulteriore svalutazione del dollaro nei confronti dell’oro. Per comprare una oncia di oro, alla fine di luglio erano necessari 1.628,5 dollari; è probabile che già domani l’oro possa arrivare a 1.700, lanciandosi definitivamente verso i 2.000 dollari.

Ovviamente, rispetto all’oro non si sta svalutando solamente il dollaro, ma tutte le monete, sia pure con percentuali differenti. E’ probabile che a partire da domani, alla riapertura dei mercati, il dollaro possa svalutarsi non solo nei confronti dell’oro, ma anche nei confronti delle altre monete.
Di quanto si è svalutato il dollaro? Il dollaro negli ultimi dieci anni si è fortemente svalutato rispetto all’oro. Alla fine del 2000 per comprare una oncia d’oro erano necessari 274,5 dollari, alla fine di luglio occorrevano - come visto – 1.628,5; ossia, con 100.000 dollari alla fine del 2000 era possibile acquistare 364,36 oncie d’oro; con la stessa quantità di dollari alla fine di luglio del 2011 si acquistavano solamente 61,41 oncie; una svalutazione dell’83,15%.

Nel corso dell’ultimo anno, dalla fine di luglio del 2010 alla fine di luglio del 2011 il dollaro ha perso il 28,2%; infatti un anno fa con 100.000 dollari si acquistavano 85,53 oncie contro le 61,41 di oggi; dall’inizio dell’anno si sta svalutando del 13,69%, dato che alla fine del 2010 con i 100.000 dollari dell’esempio si acquistavano ancora 71,15, circa dieci oncie in più rispetto alla fine di luglio.

Come detto, il dollaro non è l’unica moneta che si sta svalutando; al fine di analizzare la svalutazione del dollaro rispetto alle altre, consideriamo 19 tra le principali monete del mondo, di ogni continente: oltre al dollaro USA, il dollaro canadese per l’America; l’Euro, il franco svizzero, la sterlina inglese, la lira turca ed il rublo russo per l’Europa; lo yen giapponese, il renmimbi yuan cinese, il won coreano, la rupia indiana, la rupia indonesiana, il baht tailandese ed il dong vietnamita per l’Asia; il dirham degli Emirati Arabi ed il Riyal dell’Arabia Saudita per il Medio Oriente; il dollaro australiano per l’oceania; la sterlina egiziana ed il rand sudafricano per l’Africa. Nel sito è possibile consultare i prezzi dell’oro nelle differenti monete, dal 1973 ad oggi.

Consederando quante oncie di oro si potevano acquistare con 100.000 unità di ogni moneta alla fine del 2000, alla fine di luglio 2010, alla fine del 2010 ed alla fine di luglio del 2011 possiamo calcorare per ogni moneta la svalutazione intervenuta negli ultimi dieci anni, nell’ultimo anno e dall’inizio del 2011.

Nella seguente Tabella riportiamo la quantità di oncie d’oro acquistabili con 100.000 unità di ognuna delle 19 monete studiate, alla fine del 2000, alla fine di luglio del 2010, alla fine del 2010 ed alla fine di luglio del 2011. Con questi dati è possibile calcolare, per ogni moneta, la svalutazione intervenuta tra la fine del 2000 e la fine di luglio del 2011, negli ultimi dodici mesi (luglio 2010/luglio 2011) e nel corso del 2011 (fine 2010/fine luglio 2011).

Dalla tabella risulta evidente che tutte le monete hanno subito una forte svalutazione rispetto all’oro, negli ultimi dieci anni e mezzo; il franco svizzero è la moneta che si è svalutata di meno: solamente (si fa per dire) del 65,3%, dato che alla fine del 2000 con 100.000 franchi svizzeri si acquistavano 224,8 oncie d’oro, mentre oggi con la stessa quantità si acquistano 77,9 oncie; il franco svizzero è seguito dal dollaro australiano (-66,6%), dal dollaro canadese (-73,4%), dall’Euro (-74,2%), quindi da tutte le altre. Il dollaro USA - come visto - si è svalutato dell’83,1%; peggio hanno fatto solamente il dong vietnamita (-88,0%), la sterlina egiziana (-89,0%) e la lira turca, svalutatasi del 93,2%.

Negli ultimi dodici mesi (luglio 2010/luglio 2011), il franco svizzero rimane la moneta meno svalutata: solamente 4,7%, seguita dal dollaro australiano (-12,9%); l’euro negli ultimi dodici mesi si è svalutato del 20,8%, il dollaro USA del 28,2%; anche in questo caso solo poche monete si sono svalutate più del dollaro, tra le quali la lira turca svalutatasi del 35,5%.

Nel corso dei primi sette mesi dell’ultimo anno, il franco svizzero si è rivalutato del 2,0% rispetto all’oro; il franco svizzero è l’unica moneta che non solo tiene, ma acquista valore rispetto all’oro; tutte le altre perdono: l’Euro del 7,5%, il dollaro USA del 13,6% e la lira turca del 20,8%, come sempre peggior moneta, tra quelle prese in considerazione.

Questo, dunque il quadro della valutazione delle monete rispetto all’oro, alla vigilia del fantomatico accordo (2 agosto 2011) che ha evitato all’ultimo momento il default degli USA, accordo che comuqnue non ha impedito agli USA di vedersi ribassata la propia qualificazione del debito, dalla triple A ad AA+.

La svalutazione del debito USA sicuramente determinerà modifiche nel valore delle monete rispetto all’oro e soprattutto del dollaro rispetto alle altre monete; ossia è prevedibile che il dollaro perda valore sia rispetto all’oro che rispetto alle altre monete. In sostanza continua e si accentua la svalutazione di quella che fu la moneta di riferimento per i commerci mondiali dalla fine della seconda guerra mondiale.

Quantità di oro (oncie) acquistabili con 100.000 unità di ogni moneta a fine 2000, a fine luglio 2010, a fine 2010 ed a fine luglio 2011 e le rispettive variazioni percentuali

N
Moneta
31/12/2000
30/07/2010
31/12/2010
29/07/2011
Var % 2000/2011
Var % ultimi 12 mesi
Var % Anno 2011
1
Swiss franc
224,847
81,762
76,33
77,907
-65,35%
-4,7%
2,06%
2
Australian dollar
202,478
77,438
72,93
67,452
-66,69%
-12,9%
-7,51%
3
Canadian dollar
242,587
83,056
71,60
64,357
-73,47%
-22,5%
-10,12%
4
Euro
342,103
111,446
95,45
88,241
-74,21%
-20,8%
-7,55%
5
Japanese yen
3,191
0,987
0,88
0,796
-75,07%
-19,4%
-9,32%
6
Thai baht
8,399
2,650
2,36
2,059
-75,49%
-22,3%
-12,77%
7
Chinese renmimbi
44,019
12,626
10,80
9,540
-78,33%
-24,4%
-11,64%
8
Korean won
0,288
0,072
0,06
0,058
-79,78%
-19,4%
-7,10%
9
Indonesian rupiah
0,038
0,010
0,01
0,007
-80,82%
-24,5%
-8,54%
10
South African rand
48,133
11,712
10,75
9,151
-80,99%
-21,9%
-14,91%
11
Pound sterling
544,288
133,969
111,39
100,798
-81,48%
-24,8%
-9,51%
12
Indian rupee
7,806
1,843
1,59
1,390
-82,20%
-24,6%
-12,67%
13
Russian ruble
12,716
2,823
2,33
2,254
-82,27%
-20,1%
-3,28%
14
Saudi riyal
97,151
22,811
18,97
16,374
-83,15%
-28,2%
-13,69%
15
UAE dirham
99,201
23,290
19,37
16,719
-83,15%
-28,2%
-13,69%
16
US dollar
364,365
85,543
71,15
61,406
-83,15%
-28,2%
-13,69%
17
Vietnamese dong
0,025
0,004
0,00
0,003
-88,01%
-32,9%
-17,49%
18
Egyptian pound
93,667
15,005
12,26
10,307
-89,00%
-31,3%
-15,91%
19
Turkish lira
543,585
56,783
46,23
36,615
-93,26%
-35,5%
-20,80%

martedì 9 agosto 2011

Ghjurnate Internaziunale di Corti 2011


Cunferenza di Stampa "SULIDARITA CAMPERA" -... di Corsica_Libera

Siamo al trentesimo anno della manifestazione internazionale di Corti, una manifestazione che conta, nel tempo, di centinaia di delegazioni di natzioni senza stato.

Quest'anno si è svolta, come al solito, una bella manifestazione fiornate molto luminose e soleggiate , aria fresca e frizzante di montagna, tante le delegazioni intervenute (sardi, irlandesi, catalani, baschi, kanak..) tra cui per la prima volta anche la delegazione di Tahitiana.

Corsica Libera si candida ad entrare nella AEL (Associazione Europa Libera), il PSdAz (partidu sardu) per bocca del segretario natzionale Giovanni Colli si fa garante per la partecipazione dei fratelli Corsi all'associazione democratica AEL.

Questa adesione , comporta un cambio di rotta e di strategie politiche nella pratica quotidiana per la libertà de la Corsica; è un grande dibattito che si sta svolgendo da mesi nei movimenti corsi e anche ne la FLNC.

Ogni natzione senza stato si batte affinchè vengano riconosciuti i diritti dei loro popoli di potersi autodeterminare e gestire per conto e volontà loro; se democratzia deve essere, di questa realtà si deve tenere conto, altrimenti non si parli a sproposito quando si condannano i governi totalitari presenti nel mondo; se poi non si da la giusta e dignitosa libetà alle situazioni della natzioni senza stato interne dentro al blocco "di stati democratici".

Le Ghjurnate Internaziunale di Corti , significano questo: intendono rivendicare che a ogni soggetto natzionale venga riconosciuta la libertà di costituirsi democraticamente stato per darsi strutture statuali proprie riconosciute da le Natzioni Unite, affinchè il loro esistere possa esprimersi e camminare con una propria legge costituzionale di stato libero con pari dignità a tutti gli altri esistenti in terra e decidere finalmente come tutti gli altri da se la propria storia in piena libertà, rispettando i diritti individuali e di libera espressione.
SOVRANI IN CASA NOSTRA!


CORSICA - GHIURNATE INTERNAZIUNALE 2011 - INDIPENDENTISTI E AUTONOMISTI UNITI PER LA PRISE DE PUVUOIR NEL 2014

pubblicata da Bustianu Cumpostu il giorno martedì 9 agosto 2011 alle ore 23.23

I sardi, Bustianu Cumpostu di SNI, Gavino Sale di IRS, Giovanni Colli del PSd’Az insieme ai baschi di Batasuna e Askatasuna, ai catalani di S.I. Catalunia, ai Kanaki di USTKE, agli irlandesi del Sinn Féin e ai Polenisiani del partito Tavini-Tahiti sono stati graditi ospiti internazionali al trentennale de le Ghjurnate Internaziunale di Corti 5-6-7 agosto 2011.

Giornate molto importanti per l’alto livello del dibattito, nel quale è intervenuta anche la consigliere regionale indipendentista Claudia Zuncheddu, e per gli obiettivi che i corsi si propongono di conseguire nel loro agire politico e specialmente in occasione delle elezioni regionali del 2014.

Presa del potere regionale nel 2014 – Indipendentisti e autonomisti, nel dibattito su “solution politique et alternative nazionaliste” hanno condiviso il progetto di presentarsi uniti alle elezioni regionali del 2014 e puntare al governo della Corsica. I buoni risultati conseguiti nelle precedenti tornate elettorali hanno convinto Jean-Guy Talamoni a farsi promotore dell’ambito progetto, secondo il quale “ la coesione d’insieme non nuoce affatto alla necessaria pluralità della famiglia nazionalista” e puo puntare alla “ prise de povuoir en 2014” perché “ mai come oggi il nostro popolo è stato altrettanto minacciato , ma mai come oggi la sua presa di coscienza è stata così elevata”.

Legge sulla residenza – In seguito ad un referendum autogestito, effettuato nel comune di Sisco, dove il 74% ha votato si alla proposta di concedere la residenza in Corsica solo dopo 10 anni di domiciliazione effettiva e alla presa d’atto del fatto da parte del Consiglio Regionale corso, i nazionalisti si propongono di ripetere il referendum in tutta l’isola.

Soluzione politica globale per i prigionieri politici – J.G. Talamoni ha chiesto che ai prigionieri politici corsi venga riconosciuto lo stesso stato di “partigiani” della resistenza francese contro l’invasore tedesco e non di “terroristi” , creando i presupposti per una soluzione politica del problema.

Ufficializzazione della lingua corsa – Facendo leva sull’approvazione della mozione presentata dagli indipendentisti di Corsica Libera, in merito all’ufficializzazione della lingua corsa, ci si propone dI trasformare la mozione in legge e creare i presupposti didattici e pedagogici.

Grande ammirazione, gli indipendentisti corsi, hanno manifestato per i risultati eccezionali conseguiti dalla nazione sarda nel referendum contro il nucleare e concordando pienamente con Bustianu Cumpostu, che aveva citato l’evento nel suo intervento, hanno riconosciuto al referendum la valenza indipendentista per aver chiamato il popolo sardo a riaffermare la sovranità su proprio territorio nazionale.

IL COORDINATORE NAZIONALE SNI

Bustianu Cumpostu


martedì 2 agosto 2011

IL SEME SOTTO LA NEVE

di Francesco Codello
libertaria



Un anarchico pragmatico, questa era la definizione ricorrente di Colin Ward
morto l’11 febbraio.Inglese,nato nel 1924, architetto, insegnante, giornalista
e scrittore ha pubblicato oltre trenta libri di argomento politico, urbanistico
e pedagogico.Ward è una figura di primo piano dell’anarchismo.I suoi libri
pubblicati in italiano: Anarchia come organizzazione (1996), Dopo
l’automobile (1992), Acqua e comunità (2003),L’anarchia. Un approccio
essenziale (2008), Conversazioni con Colin Ward (a cura di David Goodway,
2003) tutti pubblicati da Elèuthera. E La città dei ricchi e la città dei poveri
(1998), Il bambino e la città (2000).Mentre il Bollettino dell’Archivio
G. Pinelli (supplemento al n.30) ha pubblicato L’anarchismo pragmatico
di Colin Ward. Qui ne tratteggia la figura e il pensiero Francesco Codello,
dirigente scolastico a Treviso, autore di Educazione e anarchismo (1995),
La buona educazione (2005),Vaso, creta o fiore? (2005), Né obbedire
né comandare (2009) e Gli anarchismi (2009)


«Come si reagirebbe alla scoperta che la società in cui si vorrebbe realmente vivere c’è già (…), se non si tiene conto, ovviamente, di qualche piccolo guaio come sfruttamento, guerra, dittatura e
gente che muore di fame? Questo libro vuol proprio dimostrare che una società anarchica,
una società che si organizza senza autorità, esiste da sempre, come un seme sotto la neve, sepolta sotto il peso dello stato e della burocrazia, del capitalismo e dei suoi sprechi, del privilegio e delle ingiustizie, del nazionalismo e delle sue lealtà suicide, delle religioni e delle loro superstizioni e separazioni» [1].

In questa citazione è compendiata tutta la ricerca a cui Colin Ward [2] ha dedicato la vita di
attento indagatore della società con l’intento di dimostrare che l’anarchia non è una visione,
basata su congetture, di una società futura, quanto piuttosto un modo del tutto umano di
organizzarsi, ben radicato da sempre nella concreta esperienza della vita quotidiana, che funziona a fianco delle tendenze spiccatamente autoritarie della nostra società e nonostante
quelle.

La domanda che fin dal 1961 Ward si pone è se, come anarchici, si è sufficientemente rispettabili (Anarchism and Respectability, 1961), vale a dire se la qualità delle idee e proposte libertarie
sono meritevoli di rispetto, in quanto suggeriscono concrete soluzioni libertarie ai problemi
del vivere sociale, da preferirsi a quelle autoritarie.
Uno degli aspetti più interessanti e nuovi (nel panorama anarchico) è costituito dal fatto che
tra gli oltre venti libri da lui scritti (senza contare l’enorme numero di articoli pubblicati in
una varietà di periodici non solo libertari), solo due sono esplicitamente riferiti all’anarchia,
mentre tutte le sue ricerche sono indirizzate a un’ampia gamma di problematiche sociali
(educazione, urbanistica, politica, architettura, costumi e comportamenti sociali, economia...)
utilizzando sempre fonti e studi, oltre che esperienze, di provenienza e orientamento culturali
vari.

Ward scriveva infatti già nel 1958: A mio modo di vedere la caratteristica più saliente del «libro che non c’è» sul movimento anarchico del ventesimo secolo non dovrebbe tanto essere il superamento delle concezioni proprie ai pensatori classici dell’anarchismo, Godwin, Proudhon, Bakunin, Kropotkin, ma la rielaborazione che ne è stata fatta, la loro estensione ad ambiti più vasti. Si è trattato di un processo selettivo che ha respinto il perfezionismo, la fantasticheria utopistica, il romanticismo cospirativo, l’ottimismo rivoluzionario, prendendo dai classici dell’anarchismo le idee più valide, non quelle più discutibili… E vi ha infine inglobato l’apporto concreto offerto dalle scienze sociali del nostro secolo, in particolare dalla psicologia e dall’antropologia, oltre che dall’evoluzione tecnica [3].

Le influenze culturali anarchiche e libertarie
Per sua stessa ammissione Colin Ward dichiara che questo quesito e questa idea dell’anarchia
non è nuova nel panorama dei pensatori e nella storia dei movimenti libertari, ma è stata sicu-
ramente poco ripresa e non sviluppata, al di fuori di qualche intuizione peraltro minoritaria. Si può quindi sostenere che essa rappresenta un’idea sostanzialmente originale e diviene una sfida nuova con cui misurarsi.

Lo stesso Ward individua in alcuni autori i suoi punti di riferimento principali, senza tralasciare gran parte della tradizione storica dell’anarchismo stesso, ma cercando di privilegiarne quegli elementi non obsoleti o chiaramente insoddisfacenti.
Le principali influenze culturali (non le uniche ovviamente) verso le quali si sente debitore, ce
le ricorda egli stesso, e sono quelle di William Godwin e Mary Wollstonecraft per l’educazione, Alexander Herzen per la politica, Pëtr Kropotkin per l’economia, Martin Buber per la sociologia, William Richard Lethaby e Walter Segal per l’architettura, Patrick Geddes e Paul Goodman per la pianificazione urbanistica [4].

Accanto a questi riferimenti, diciamo originari, egli assume e sviluppa molte altre indagini e ricerche, privilegiando quegli studi più originali e attuali in grado di portare dati e riscontri certi
alla sua tesi di fondo. Infatti nelle varie bibliografie che accompagnano i suoi scritti sono molto più citati autori e ricercatori che nulla hanno a che fare con l’anarchismo, ma che hanno indagato a fondo aspetti diversi di un problema, arrivando a conclusioni che possono
essere utilmente e facilmente portate a suffragio di una visione libertaria.

Il pensiero di Colin Ward arriva in Italia grazie soprattutto a pochi anarchici riuniti attorno al-
l’esperienza dei Gaf (Gruppi anarchici federati) e in particolare alla rinnovata gestione delle
Edizioni Antistato (curata da Amedeo Bertolo e Rossella di Leo) e alla rivista Volontà (diretta da
Luciano Lanza). Saranno proprio questi e pochi altri anarchici che accoglieranno con piacere la
sfida innovativa che l’anarchico inglese aveva lanciato fin dagli inizi degli anni Sessanta attra-
verso, soprattutto, le pagine di quella indimenticabile rivista che è stata Anarchy [5].

1. Colin Ward, Anarchy in Action, (1973) ora Anarchia come organizzazione, Elèuthera, Milano, varie edizioni, qui 2006.
2. Per una biografia intellettuale di Colin Ward vedi: David Goodway, Conversazioni con Colin Ward. Lo sguardo anarchico, Elèuthera, Milano, 2003; Stuart White, Un anarchismo rispettabile?, Bollettino Archivio Pinelli, n. 30, Milano, 2007; Francesco Codello, La lezione di Colin Ward, in A rivista anarchica, Milano, n. 2/2010; Id., Il seme sotto la neve. Intervista a Colin Ward, in Libertaria, Milano, n. 3/2001. David Goodway, Anarchist Seeds Beneath the Snow, Liverpool University Press, Liverpool, 2007, pp. 309-325.
Alla Colonia Berneri. Colin Ward nel 1952 in visita alla colonia marina fondata da Giovanna Caleffi, la vedova di Camillo Berneri, con Cesare Zaccaria a Piano di Sorrento nel 1951 nel nome della figlia MariaLuisa morta nel 1949. Un’esperienza che si chiude nel 1957
3. Colin Ward, The Unwritten Handbook, in Freedom, Londra, 28 giugno 1958.
4. Cfr.: Colin Ward, Influences. Voices of Creative Dissent, Green Books, Bideford, 1991.
5. Sulla esperienza di Ward (fondatore) alla rivista Anarchyvedi l’introduzione dello stesso al volume da lui curato, A Decade of Anarchy (1961-1970), Freedom Press,
Londra, 1987. Il volume contiene una scelta di articoli dalla rivista su vari argomenti di diversi autori.
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